La tecnica pianistica - Il Pianoforte e la Didattica

ANTONIETTA CAPPELLI
DIDATTICA PIANISTICA E MUSICALE
Il Pianoforte e la Didattica
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La tecnica pianistica

La tecnica pianistica
La tecnica pianistica è l'insieme dei 'movimenti' che permettono di suonare correttamente e al meglio. Una buona impostazione di base aiuta lo studente ad affrontare i pezzi proposti con più facilità e in meno tempo.

Come si assimila la tecnica? Con l'aiuto di un insegnante valido e con la voglia di imparare.

I movimenti tecnici interessano la mano, le dita, il braccio, la spalla ... durante l'esecuzione al pianoforte.

Quando suoniamo, partecipa tutto il corpo e pertanto il rilassamento fisico e mentale sono indispensabili. La corretta respirazione è importante così come la coordinazione delle due mani e dei piedi durante l'uso dei pedali.


Non tratterò l'argomento con termini anatomico-scientifici ma cercherò di essere più chiara possibile. Chi vuole approfondire l'argomento può farlo su un libro di anatomia.

I movimenti anatomici interessati sono:

MOVIMENTO DI FLESSIONE: Azione che permette di avvicinare due parti del corpo.


MOVIMENTO DI ESTENSIONE: Azione che permette l'allontanamento di due parti del corpo.


Facciamo questi semplici esercizi:


1. Appoggiamo la mano sx sulla gamba sx, le dita sono distese. Iniziamo a fare pressione e flettere le dita sino a quando si toccano tutte. Ripetiamo l'esercizio con la mano destra. (Movimento di flessione)


2. Facciamo l'esercizio contrario. (Movimento di estensione)


Le dita devono premere sui tasti: si chim PRESA.

MOVIMENTO DI ABDUZIONE:


Movimento laterale verso l'esterno. Questo tipo di movimento non riguarda solo il polso ma anche le braccia che ruotano verso l'esterno.   



MOVIMENTO DI ADDUZIONE
:


Movimento laterale verso l'interno. Questo movimento non riguarda solo il polso ma anche le braccia che ruotano verso l'interno.



MOVIMENTI ROTATORI DELL'AVAMBRACCIO.


1. PRONAZIONE:


Movimento che porta il dorso della mano verso l'alto.



2. SUPINAZIONE:


Movimento che porta il dorso della mano verso il basso.  

A questi due movimenti appartiene il "rollio", vale a dire la ripetizione dello stesso intervallo (comunemente chiamato TREMOLO).






pollice= 1° dito   indice= 2° dito   medio= 3° dito   anulare= 4° dito   mignolo= 5° dito

Attenzione!!! le dita assumono sempre la stessa numerazione, indipendentemente che si parli di mano destra o mano sinistra ( il primo dito è sempre il pollice, il secondo è sempre l'indice...).



Ogni volta che ci si siede al pianoforte si abbia cura di correggere la postura.
Ricordate:
  1.      Non sedetevi mai su tutta l'area della panchetta ma sul bordo anteriore, vi aiuterà  a gestire meglio il  peso;
  2.      Controllate sempre l'altezza della panca e regolatela a piacere fino a quando non siete comodi;
  3.      Posizionate le mani sulla tastiera e controllate la distanza in modo tale che siate disinvolti nei movimenti;
  4.      Senza suonare, fate scivolare le mani sulla tastiera, da destra a sinistra ( e viceversa). Il busto deve essere rilassato e deve seguire le braccia e le mani. Il busto si muove lateralmente, attenzione a non ruotarlo: il movimento dev'essere quello di un pendolo.
  5.  Posizionate le mani al centro della tastiera e fate scorrere le mani verso l'esterno (il busto va in avanti); arrivati all'estremità ritornate indietro (il busto ritorna nella posizione iniziale). I movimenti del busto devono essere contemporanei a quelli delle mani.

  

Suonare non è difficile, suonare BENE è difficile, perchè ci vuole precisione e coscienza di quello che si sta facendo. All'inizio dello studio è utile riportare l'esempio del camminare, perchè il funzionamento degli arti inferiori è analogo a quello degli arti superiori (e delle dita delle mani che si muovono sulla tastiera).
Il rilassamento ( o meglio decontrazione dei muscoli) della spalla e del braccio è risultato della dissociazione muscolare che si acquisisce con gli anni e l'esercizio tecnico corretto.
Bisogna capire come sfruttare correttamente il "peso".
Per spiegare questo concetto, uso questo esempio: prendo una penna, la lascio cadere per terra. La caduta dell'oggetto avviene con rapidità  e quando la penna tocca il pavimento si avverte un rumore, dovuto all'impatto con il terreno. E' quel rumore che ci fa capire che la penna è dotata di peso, che in termini fisici è una forza definita come: P=m*g, dove m è la massa dell'oggetto (cioè proprietà  dell'oggetto che indica che occupa un volume) e g è la forza di gravità.
Il peso che porteremo sulle mani è il prodotto della massa corporea e della forza di gravità  esercitata dalla terra. Affinchè ciò avvenga le spalle e le braccia sono rilassate, le dita (rafforzate con l'esercizio) sostengono il tutto. Affinchè ci sia equilibrio le dita si ancorano alla tastiera (fanno pressione) e suonando, producono lo stesso movimento delle gambe e dei piedi quando camminiamo o corriamo.
Il suono che le dita producono, quando c'è l'equilibrio e il giusto appoggio (non parliamo di peso perchè sarebbe riduttivo), è morbido e caldo; il suono che le dita producono, quando c'è spinta, è aspro e freddo.
La spinta si ha quando il braccio non si lascia cadere naturalmente (rilassato) ma è rigido, pertanto alla forza di gravità  si somma la spinta del braccio, producendo il suono brutto e antimusicale.


Respirare durante le esecuzioni è importante: la respirazione è quella diaframmatica, cioè quella naturale. Respirando profondamente, i muscoli si ossigenano, si distendono e il cervello è più attivo.
A tal proposito tengo a precisare che tutte le azioni partono dal cervello e pertanto le dita non suonano da sole: impariamo a suonare in modo intelligente.
Durante le esecuzioni è doveroso respirare, chi suona in apnea (e ci sono tanti allievi che lo fanno) non riesce ad avere un'esecuzione tranquilla e pulita, in compenso trasmette agitazione e fastidio.
Sin dall'inizio non si deve trascurare la respirazione: ogni brano è un discorso e come tale merita dei respiri.
Come respira la mano? con il polso... alzando il polso e sincronizzando il movimento con la respirazione naturale, si otterrano esecuzioni più musicali ed espressive.



Per sviluppare una buona tecnica, condizione necessaria e sufficiente è l'impostazione della mano. Le dita si posizionano all'altezza dei tasti neri, in modo da evitare movimenti a zig-zag quando dobbiamo suonarli.

Chopin ci insegna di posizionare le dita in questo modo: Mi, Fa#, Sol#, La#, Do (mano destra) - Do, La#, Sol#, Fa#, Mi  (mano sinistra). Questa è una posizione comoda per la mano perchè vi è la suddivisione in toni e quindi la stessa distanza tra un dito e l'altro, inoltre abitua la mano a stare in una posizione naturale che consente ai polpastrelli (la parte più sensibile della mano) di aderire bene ai tasti. Poi... come afferma sempre lo stesso Chopin nelle poche pagine del "metodo dei metodi": la mano va impostata perchè di naturale c'è ben poco.

Il Prof. Fink dice: immaginiamo una zona grigia al centro della tastiera, parte in cui si posizionano le dita. Seguire questo consiglio è importante, perchè: l'esecuzione delle scale e degli arpeggi è più fluida, la mano è in una posizione sicura e tutti i tasti sono "sotto" le dita.
(vedi figura)





Posizione della mano:

(visionare il video in fondo alla pagina)


Per posizionarla correttamente si pensi di tenere nella mano una pallina da tennis, ma non piegando le prime falangi delle dita. Attenzione alla posizione del pollice e del mignolo, sono i pilastri della mano e suonano con l'estremità . Inoltre, pollice e indice si avvicinano, quasi a formare una "O". La mano dev'essere raccolta e le dita allineate. Se ciò non avviene si otterrà sempre un suono disomogeneo e scomposto.


Un errore comune è di abbassare e ruotare la mano quando suona il mignolo e di usare tutta la prima falange del pollice. Assolutamente, no!!! Si devono evitare questi errori che vanno a discapito dell'agilità  della mano.
Il mignolo deve usare l'articolazione (movimenti dal basso verso l'alto), si deve allungare, senza abbassare la mano; il pollice deve suonare "con la punta", estremità  esterna. Capite queste semplici regole la mano si imposta automaticamente e le esecuzioni saranno più fluide.


Affinchè le nostre dita imparino a suonare correttamente, dobbiamo imparare a decontrarre i muscoli subito dopo aver suonato.
Iniziamo a studiare a mani separate.


ARTICOLAZIONE DELLE DITA E DEL POLSO

Quando si suona il pianoforte, l'articolazione è importantissima.

Per articolazione intendiamo il corretto movimento delle dita e la scioltezza del polso.

Molti pensano che articolare significa alzare più possibile le dita: Non è proprio così.
Per sviluppare l'indipendenza è utile abituare a muovere un dito per volta ma senza esagerare il movimento verticale delle dita.
Un giovane allievo che intraprende lo studio dello strumento deve essere educato all'indipendenza delle dita in quanto, quando suona usa mano e braccio come se fossero un unico blocco e pertanto spinge.

Il polso, al pari delle dita deve essere "sciolto" e disinvolto nei movimenti.
Anche la caduta di polso utilizza l'articolazione del polso ed è molto utile quando si deve attaccare un brano che richiede controllo di suono e precisione del tocco.


Nozione Storica
Fino al XVIII secolo quando si eseguiva un brano alla tastiera, si usavano esclusivamente le dita.
Il Romanticismo portò tante innovazioni e nuove esigenze tecnico-espressive.
Il solo movimento delle dita, non bastava a far capire l'idea dell'esecutore e sopratutto il nuovo strumento, il pianoforte, richiedeva molto di più.
Beethoven, Chopin, Listz e tutti quelli che seguirono, hanno aperto nuove prospettive tecniche.



DISSOCIAZIONE MUSCOLARE e PRENSILITA'

Per raggiungere una certa agilità è necessario che vi sia "dissociazione muscolare", cioè controllo delle diverse parti che partono dalla spalla e arrivano alle falangi delle dita delle mani.  
Il costante esercizio e la volontà aiuteranno ad imparare il meccanismo della decontrazione.
Perchè si attuino le contrazioni e le decontrazioni dei muscoli è fondamentale lo sviluppo della prensilità che è di fondamentale importanza nelle cadute: in essa è necessario un perfetto coordinamento funzionale tra i muscoli toracici, i flessori dell'avambraccio e quelli delle dita.


IL LEGATO

Il suono legato presuppone una buona distribuzione del peso sulle dita e la capacità di decontrazione dopo una contrazione: ogni volta che da una nota passiamo ad un'altra, non facciamo altro che contrarre (premere il tasto) e decontrarre (tenere giù il tasto rimanendo "attaccati" allo stesso, decontraedo i muscolidel braccio).
Il movimento delle dita deve essere rapido e deciso: mentre un dito suona, l'altro è pronto per suonare. La forza viene dalla falange, non dalla spinta del braccio: non si deve forzare il suono.

Se al legato si aggiunge anche "espressivo", al movimento delle dita aggiungiamo la rotazione del braccio, per rendere il suono più intenso e bello.


GLI STACCATI

Il suono staccato si può produrre in vari modi, ottenendo un suono diverso a seconda del tocco che si decide di adottare.
Quelli più comuni sono: staccato di polso, staccato di braccio e staccato di dito.

Staccato di polso:
le dita cadono perpendicolari alla tastiera grazie all'articolazione del polso.
La leggerezza che richiede questo staccato è una prova di forza e controllo muscolare perchè il risultato deve essere "leggero".

Staccato di dito:
il braccio, il polso e la mano non concorrono al movimento: sono le dita, arrotondate, devono dirigersi verso il palmo della mano con agilità. Le dita scorrono sui tasti quasi per "strappare".
Per ottenere un movimento fluido e preciso, il polso deve stare leggermente più alto, in modo da permetterre alle dita di muoversi. Tale tecnica è usata nei pezzi molto veloci.

Staccato di braccio:
"Solitamente" usato per suonare le ottave. Si ottiene un suono più pesante grazie alla forza del braccio. Senza spingere...

QUALE STACCATO USARE? dipende dal carattere da dare ai brani... e sicuramente possiamo ottenere infiniti staccati ascoltando e capendo cosa dobbiamo suonare.



MOVIMENTI ROTATORI

Questi movimenti sono indispensabili per eseguire gli arpeggi e legare note lontane applicando la "tecnica a ruota" di Chopin.
In questo tipo di movimento si usa la rotazione del polso e quella del braccio; le dita sono distese, proprio come i "raggi" di una ruota.

La rotazione del polso è importantissima anche per l'esecuzione delle scale e dei piccoli arpeggi. Quando eseguiamo una scala, non è il pollice che va sotto alla mano ma è il polso che ruota la mano per farla proseguire e così per gli arpeggi.



GRUPPI IRREGOLARI E INCASTRI (due contro tre, tre contro quattro...)

Questa è una nota dolente per molti principianti. Studiando bene il solfeggio, non dovrebbero esserci problemi ma nella pratica se ne trovano tanti. L'errore più comune è quello di eseguire questi passaggi "sincopati". No! non sono sincopi!!! La prima nota va sempre insieme e l'incastro deve essere fluido, facendo sentire esattamente tutte le note.

Guardate la partitura e ascoltate il perfetto incastro delle note: studio n.1 in fa minore di Chopin dal "metodo dei metodi":



Antonietta Cappelli- Pre-study Exercises to Piano
"I suoni ci circondano e noi siamo essenza sonora"
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