Dalla tecnica di dito a quella del peso
La tecnica pianistica
La tecnica pianistica primordiale fu l’unione della tecnica clavicembalistica con quella del clavicordo. Seppur il clavicordo permettesse di ottenere sfumature sonore ricche ed espressive, i musicisti amanti delle tastiere, sentivano il bisogno di uno strumento che potesse esprimere le emozioni e permettesse di discernere le melodie sovrapposte dei brani polifonici: François Couperin, nella prefazione del suo trattato “l’arte di suonare il clavicembalo”, esprime questo desiderio ed esorta i liutai a creare uno strumento innovativo.
Carl Philipp Emanuel Bach, nel suo Saggio di Metodo per la Tastiera, parla di esigenza di variazione timbrica che si ottiene suonando strumenti musicali diversi: il clavicembalo, avendo la meccanica a corde pizzicate, è adatto per eseguire composizioni di musica d’insieme e il clavicordo, a corde percosse, più adatto per eseguire brani da strumento solista. Inoltre sottolinea la differenza timbrica tra le due esecuzioni: sostiene essere determinata dalla forza del dito, nell’attacco al tasto e dalla durata delle note.
I primi prototipi di Forte Piano furono sperimentati sul finire del XVII secolo in tutta Europa ma, ufficialmente, il primo esemplare di pianoforte fu ideato dal cembalaro padovano Bartolomeo Cristofori per ordine del Principe Ferdinando de' Medici. Il primo di questi esemplare è conservato presso la Michigan University ad Ann Arbor e porta la data del 1702. Nel 1711 fu minuziosamente descritto da Scipione Maffei nel "Giornale dei letterati" e successivamente nel 1719 nelle sue "Rime e Prose". Fu proprio la pubblicazione sul Giornale che fece conoscere anche alle altre nazioni l'invenzione del Cristofori, suggerendo ai tedeschi (che hanno cercato di accollarsi la fama di primi fabbricatori di pianoforte) Schroter e Silbermann di fabbricare strumenti simili.
È innegabile che ogni costruttore abbia dato il suo contributo allo sviluppo del Forte Piano e potrei anche azzardare l’idea che proprio la rivalità tra i vari costruttori e la collaborazione tra costruttore e fruitore esperto dello strumento, hanno determinato il successo e attivato la curiosità di tanti grandi musicisti.
Silbermann, nel 1726, iniziò la costruzione di pianoforti che presentò a J. S. Bach, poco entusiasta della debolezza dei suoni acuti e della pesantezza della tastiera. Il giudizio severo di Bach indusse il Silbermann a non fabbricare più pianoforti per anni, ma comunque di fabbricarne in segreto per perfezionare la meccanica e rimetterli in commercio vent'anni dopo. Il 7 maggio 1747 nel castello di Federico il Grande, a Potsdam, J.S. Bach accettò di suonare uno strumento del Silbermann e rimase soddisfatto dei miglioramenti apportati (anche se in vita sua rimase fedele al clavicembalo e non ne comprò mai uno, al contrario di suo figlio C. Emmanuel che ne possedeva un bellissimo esemplare).
I primi pianoforti erano "gracili": l'intelaiatura era di legno, le corde sottili e poco robuste e la meccanica interna altrettanto. Per questo motivo, gli affezionati al consolidato anziano Clavicembalo, fecero fatica ad accettarlo.
La Vienna classica fu un polo culturale importante ai tempi di Haydn, Mozart e Beethoven i quali dedicarono varie composizioni al nuovo strumento. In particolare, Beethoven contribuì allo sviluppo del "fortepiano" dando consigli utili ai costruttori, relativi alla robustezza del telaio e alla meccanica (vista la sua impetuosità nel suonarlo).
Anche i francesi non furono da meno: Erard contribuì col brevetto del doppio scappamento, successivamente si inserirono due pedali e l'estensione passò da 5 a sei ottave. Nella seconda metà del secolo XIX°, per la prima volta fu costruito il “pianoforte a coda da concerto” ad opera della ditta Steinway & Sons di New York, le cui caratteristiche: telaio metallico fuso in un unico blocco e sovrapposizione delle corde (detta “sovracordatura”). Infine nel 1870 l’estensione fu portata a sette ottave e mezzo e non ci fu nessun altro cambiamento.

Apro una parentesi pedagogica necessaria per capire l’evoluzione della didattica (legata al periodo storico e al pensiero filosofico).
Dal XVIII secolo il bambino e la sua educazione divengono il fulcro dell'educazione e vi è una ricerca dei mezzi per poter insegnare. Mario Fubini afferma che nell'800 il musicista non si propone di instaurare un rapporto Maestro-allievo nel senso tradizionale ma, di avere confronti con l'infanzia e quindi un compito puramente edificante ed estetico. Si passa da una visione settecentesca, musica concepita come mezzo attraverso il quale formare il musicista in vista di una futura professione, a una visione ottocentesca, il musicista romantico si rivolge al bambino usando un linguaggio semplice e si preoccupa che abbia capito. Sul finire dell'800 e primi decenni del 900 si delinea la consapevolezza di legare le necessità pedagogiche alle caratteristiche significative (cognitive, relazionali, emozionali...) mettendo in relazione al contesto socio-economico e familiare in cui vive il fanciullo.
Tornando al periodo della Vienna classica, il crescente interesse per il nuovo strumento portò i musicisti a concepire fondamenta solide di tecnica per poter affrontare il vasto mondo della letteratura che si prospettava. Il Forte Piano era ancora in fase di sperimentazione e non aveva né la meccanica né il timbro di quelli attuali (come accennato prima). Muzio Clementi, nel suo Metodo completo per pianoforte, afferma di poter ottenere il legato appoggiando le dita sopra i tasti. Ogni dito dev’essere tenuto abbassato fino al momento in cui sarà percosso il seguente: si produce così un prolungamento della vibrazione delle corde, che, a sua volta, «incatena i suoni e crea un effetto dolce e toccante». François Joseph Fétis e Ignaz Moscheles, Metodo dei Metodi di pianoforte o trattato dell’arte di suonare questo strumento, parlano di variazione del tocco: la «bontà del tocco, d’onde risulta non solo il volume del suono, ma la sua qualità più o meno pastosa e piena, è la conseguenza di un'intera libertà ed indipendenza delle dita». Carl Czerny, secondo cui si può toccare il tasto con almeno «100 gradi di forza e di debolezza» e tali variazioni richiedono grande padronanza delle dita che può essere acquisita tramite l’esercizio delle scale.
Il modo di suonare lo strumento ha seguito l’evoluzione della meccanica e così si è passati da una tecnica prevalentemente “di dito” (come si evince dalle affermazioni di Clementi, Fétis e Czerny sopra riportate) ad una che ha associato le dita ai movimenti di adduzione e abduzione dei polsi (espresso chiaramente nel metodo di Starke), limitando i movimenti delle braccia, fino ad arrivare a suonare con tutto il corpo, sfruttando il concetto di “peso”.
Il crescente interesse dei compositori e musicisti per il Forte Piano e l’aggiornamento continuo della sua meccanica, richiese delle regole di tecnica di base che si tradussero in numerosi trattati didattici, frutto dell’esperienza diretta di rispettabili musicisti che oltre alle composizioni e concerti pubblici, tenevano lezioni private presso i salotti dei ricchi signori. Ogni trattato, detto METODO, porta alla nascita di diverse scuole pianistiche tutte accomunate dal fatto che il Maestro era l’esempio per i discenti che dovevano sottostare alle regole ferree della postura, posizione delle mani e della “sacra e intoccabile” diteggiatura creata ad hoc dal Maestro. È il caso dei metodi teorico-pratici: da JAN LADISLAV DUSSEK, Introductions on the Art of Playing the Piano Forte or Harpsichord, London, Corri & Dussek 1796 a CARL CZERNY, Vollständige theoretisch-practische Pianoforte-Schule, von dem ersten Anfange bis zur höchsten Ausbildung fortschreitend op. 500, 3 volumi, Wien, Ant. Diabelli & Comp., 1839.
Meno conosciuto e molto interessante, è il Wiener Pianoforte-Schule di F. Starke che è facilmente consultabile sul sito IMPLS-biblioteca musicale Petrucci.
Dalla seconda metà dell’Ottocento nascono i metodi pratici che richiedono un insegnamento graduale che dal livello base tende al virtuosismo. Meticoloso uso del metronomo che “tacchetta dopo tacchetta” porta ad aumentare l’agilità. Solitamente vi è una prefazione dell’autore, molto snella, e delle raccomandazioni su come studiare gli esercizi proposti. Nascono le “varianti” ritmiche e di velocità che precedono lo studio del brano vero e proprio e lo accompagnano al traguardo. Per esempio, il famosissimo Hanon (tutt’ora in uso nei Conservatori), raggruppa gli esercizi a cicli (dopo averli eseguiti innumerevoli volte con le innumerevoli varianti proposte) e consiglia, dopo aver raggiunto la velocità di 108 La semiminima (partendo da una velocità base di 60 la semiminima), di ripeterli 2-3 volte di seguito senza fermarsi, in modo tale da irrobustire le dita. Si parte da una tecnica delle 5 dita (31 esercizi corredati dalle varianti) per poi passare agli esercizi del passaggio del pollice, scale, arpeggi, trilli, tremoli… All’articolazione delle dita si associa la flessibilità del polso. “Cadute e martelletti”, vale a dire: appoggio la mano sulla tastiera, appoggio le dita sui tasti e articolo un dito per volta (martelletti). In Russia si stava delineando la tecnica nazionale e pertanto una tecnica che si basava sull’imitazione di quella degli archi (soprattutto per il “legato”) e che prendendo spunto dalla scuola di Listz (germanica), abbandonerà il concetto di dita per parlare di mano-polso, sfatando il mito dell’articolazione delle dita.
In Germania L. Deppe stava dando vita alla tecnica “del peso” di stampo pianistico e non più clavicembalistico che sarà tramandata e diffusa (tramite trattati didattici di stampo positivista) dai suoi allievi.
Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e il Forte Piano ha lasciato il posto al Pianoforte, con una meccanica più solida. Anche in questo caso, la letteratura pianistica è ricca di esempi: H. HERZ, 1000 Exercices pour l'emploi du Dactylion. Chez l'auteur, París, 1836; C. L. HANON, Le Pianiste Virtuose en 60 exercices calculés pour acquérir l'agilité l'indépendance, la force et la plus parfaite égalité des doigts, ainsi que la souplesse des poignets. Boulogne sur Mer, Alph. Schotte et C.ie 1870; K. TAUSIG, Täglische Studien, nach dessen Anweisung und Manuscripten gesammelt, stufenweise geordnet, 3 vols., Berlin, M. Bahn Verlag 1879; F. LISZT, Technische Studien fur Pianoforte, 3 volumi, Leipzig, Schuberth ca.1886; J. BRAHMS, 51 Übungen für das Pianoforte, 2 volumi, Berlin, N. Simrock 1893; S. LEBERT e L. STARK, Grosse theoretisch-praktische Klavierschule für den systematischen Unterrich nach allen Richtungen des Klavierspiels vom ersten Anfang bis zur höchsten Ausbildung, Stuttgart, J. G. Cotta 1858; B. CESI, Metodo per lo studio del pianoforte, 12 fascicoli, Milano, Ricordi & C. 1895-1904; F. ROSSOMANDI, Guida per lo studio tecnico del pianoforte, 8 volumi. Napoli, Simeoli 1923 e tanti altri.
Seguono i Trattati scientifico-razionali, di stampo positivista di fine secolo XIX: ALFRED CORTOT Grundbegriffe der Klaviertechnik, Milan: S. A. Edizioni Suvini Zerboni, 1928. Plate S. 4474 Z.; ALFREDO CASELLA, Il Pianoforte, Ricordi, 1936; SILVIO SCIONTI, L'ARTE PIANISTICA, Principi fondamentali della tecnica pianistica esposti sotto gli aspetti musicali e del meccanismo strumentale, dall'inizio sino a un grado medio di difficoltà, Edizioni Curci Milano, 1961; e tanti altri.
Durante la seconda metà del Novecento e oltre, nascono le scuole di pensiero contemporaneo, le avanguardie. Le tecniche di base per suonare gli strumenti rimangono le stesse e ma ampliano le prospettive, con le sperimentazioni. Molto all'avanguardia è Játékok di György Kurtág che utilizza una scrittura non convenzionale associata a quella convenzionale.
Tutta la letteratura pianistica dedicata alla didattica ha principi sani e corretti. Fétis, nella prefazione del Metodo dei Metodi, scrive che ha deciso di dar vita al suo trattato perché ogni autore selezionato (Moscheles in primis, in quanto ha partecipato attivamente alla stesura) può contribuire alla buona formazione artistica dell’allievo. Una visione aperta della didattica e uno scambio di saperi. Una svolta didattica? Si! Allora mi chiedo: “come mai ancora oggi molti libri che le case editrici musicali etichettano come “novità” si rifanno ai Metodi ottocenteschi? La risposta è che le radici della didattica rimangono fisse, come le leggi fondanti di uno Stato. Cambiano i tempi e i gusti, pertanto, il segreto di affascinare gli allievi alla scoperta continua, sta proprio nel creare un percorso, unico per ogni allievo, che valorizzi i punti di forza, rafforzi quelli deboli e che prenda gli elementi significativi di ogni epoca evidenziandone gli stili. Ecco che seguendo questa strada non si può più parlare di Metodo didattico ma di “progettazione didattica”.
Propongo un bell'approfondimento sul metodo Starke (contemporaneo di L.v.Beethoven).
Non avrei mai conosciuto questo metodo didattico se non fosse stato per il C.R.M. www.lvbeethoven.it, nel cui sito potete trovare il mio studio completo corredato da altro materiale didattico. Click here
METODO STARKE
Il Wiener Pianoforte-Schule, op.108, è un trattato pedagogico pubblicato in tre volumi, rispettivamente nel 1819,1820 e 1821 a Vienna. Gli esemplari del metodo sono conservati presso la Deutsche Staatsbibliothek di Berlino [Mus. O. 8955] e la National Bibliothek, Vienna [M.S. 9909].
Una versione abbreviata del trattato, in un solo volume, Kleine Wiener Pianoforte-Schule Op.135, fu pubblicato nel 1830, e lo stesso Starke afferma che era destinato principalmente ai bambini.
Le informazioni biografiche sull’autore non sono molte e si possono ricavare da diverse fonti, alcune delle quali: Blom Eric, ed. Grove's Dictionary of Music and Musicians, 5th ed. S.v. "Starke Friedrich"; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. S.v. "Starke, Friedrich," by Hans Jancik; Schilling Gustav, ed. Encyclopedia der gesammten musikalischen Wissenschaften (1838) S.v. "Starke Friedrich”; Constant von Wurzbach, Biographisches Lexicon des Kaiserthums Oesterreich (1878) S.v. “Starke Friedrich”.
Starke Friedrich visse in un ambiente familiare molto povero; nacque a Elsterwerda, in Sassonia, il 20 marzo 1774. La sua istruzione musicale primaria fu impartita dal Kapellmeister locale durante il periodo in cui fece da chirichetto, proseguì lo studio del clavicordo con l'organista della parrocchia che frequentava, di nome Uhner, e infine si recò a Grossenhain per studiare con Valentin Görner (un celebre scrittore di Lieder). Quest’ultimo gli insegnò a suonare gli strumenti ad arco e quelli a fiato. Starke eccelleva soprattutto in questi ultimi e infatti il suo strumento principale divenne il corno. Lo studio con Görner durò circa cinque anni e poi iniziò una vita itinerante, suonando in diverse città della Sassonia. Durante i suoi viaggi conobbe diversi musicisti tra i quali Johann Adam Hiller e Friedrich Müller. Ebbe l’onore di ascoltare Mozart in concerto e iniziò lo studio della teoria musicale su testi di Turk, Kirnberger e Marpurg. Da autodidatta, iniziò a comporre danze e composizioni per banda. Dopo alcuni anni di vagabondaggio, decise di stabilizzarsi e accettò l’incarico di Direttore musicale della Kolter'schen Circus Riders Company, un ente musicale prestigioso e noto in tutta Europa. La sua attività da musicista e pedagogo fu prolifica: suonò il corno con le orchestre del teatro e del Duomo di Salisburgo, insegnò fortepiano in casa della contessa Pilati a Wels, e diresse la banda reggimentale dell'arciduca Ferdinando dal 1798 al 1814, conducendo campagne militari in Svizzera, Svevia e sul Reno. Decise di stabilirsi a Vienna e iniziò a studiare composizione con Albrechtsberger. Proprio a Vienna conobbe personalmente Beethoven e grazie alla raccomandazione di quest’ultimo, ottenne il posto di primo corno nell'Orchestra dell'Opera di Corte, a Vienna. L.v.Beethoven stimava Starke. L’ammirazione crebbe dopo averlo ascoltato suonare la sua Sonata per corno op. 17, Ludwig osservò che non aveva mai sentito sfumature simili e soprattutto aveva trovato particolarmente bello il pianissimo di Starke. [Alexander Wheelock Thayer, Thaver's Life of Beethoven, revised and edited by Elliot Forbes (Princeton, Princeton University Pressp 1967), p. 526].
Dopo alcuni anni a Vienna si stabilì a Oberdöbling e compose “la battaglia di Lipsia” per 5 bande reggimentali, 30 trombe, 30 tamburi e cannonate. Due volte rappresentata presso la Sala della Fortezza Imperiale, a Vienna. Nello stesso anno, durante un viaggio in Sassonia, a Lipsia e anche a Praga, riconosciuto come virtuoso di corno e czakan (un flauto estraibile da un bastone da passeggio, strumento musicale popolare in Austria e Ungheria nella prima metà dell'Ottocento). Durante i suoi anni a Oberdöbling, Starke compose diverse messe, opere sacre, canti, sonate, quartetti e pubblicò il Wiener Pianoforte-Schule. Inoltre collaborò alla pubblicazione di articoli nel “Journal” per “Military Music” e “Trumpet Choir”. Morì il 18 dicembre 1835.
Passiamo ad analizzare il metodo pedagogico di Starke, il cui primo volume pubblicato a proprie spese, nel 1819.
La prefazione del trattato pedagogico sottolinea aspetti importanti che ci danno informazioni sulla didattica viennese di quel periodo e di conseguenza quello che erano i canoni richiesti per diventare un buon pianista. Starke scrive:
Chi si immerge nello studio del pianoforte lo fa per arrivare a livelli altissimi. Visto il perfezionamento dello strumento ho deciso di scrivere il metodo didattico Wiener Pianoforte-Schule perché non sia solo pratica arida e meccanica. L’esercizio non dovrà essere soltanto mirato all’esercizio meccanico ma, molto importante sarà “zur Erlangung eines richtigen Taktgefuhles bei.” (ricercare un buon suono, cura del tocco).
„Das Pianoforte ist ubrigens, in Hinsicht des Schvermogens, eines der schwierigsten instrumente „ il pianoforte risulta essere uno degli strumenti più difficili e S. consiglia di avviare allo studio dello strumento in età compresa tra i sei e gli otto anni perché le articolazioni sono molto elastiche e permettono di progredire meglio nella velocità.
Poiché “nessuno nasce genio”, prosegue lo Starke, sarà compito dell’insegnante mirare alla perfezione e pretendere il massimo dal discente; l’allievo dev’essere ligio al dovere e ascoltare senza indugio gli insegnamenti impartiti. Le smorfie facciali dell’alunno sono severamente punite, quando si manifestano devono essere cancellate e non permesse. L’allievo deve arrivare a venerare il suo Maestro e rispettarlo come tale. Questo dispotismo didattico si deve inasprire se troviamo il genio.
La spiegazione per capire la predisposizione alla musica degli allievi: „Dissonanzen des jungen Hörers Stirne kraust und bei consonanzen glaltet, wenn die junge Kehle schon in der Jugend eigene Melodien trillert; dann ist musikalisches Genie vorhanden. Wenn das Kind von sechs bis sieben Jahren einen Rhythmus von vier bis acht Takten, durch einige Mahl vorspielen, auch wenn gerade und ungerade Takte durc einander gemischt werden, von selbst nachsingt und den Takt trifft, so kann kein Zweifel an musikalischer Anlage vorhanden seyn. Bei diesen kindern sollen aber auch Altern. wenn ihr Verhaltniss es erlaubt, keine Kosten für einen guten Meister scheuen, denn sie werden für die verwendete Auslage reiche Zinsen eineroten“. In sostanza dice: Se il bambino, sentendo una dissonanza, increspa la fronte, canta in modo intonato e suona dalle quattro alle otto battute tenendo il tempo e rispettando il ritmo, allora significa che è incline all’arte e pertanto il Maestro dovrà pretendere l’impossibile perché quando l’alunno sarà grande potrà essere grato agli insegnamenti e ne farà tesoro.
Non manca un consiglio ai genitori, i quali dovranno fare molta attenzione alla scelta di una buona guida e infine non è concorde con gli autodidatti perché senza una guida non potranno mai progredire correttamente. Oltre ad un buon insegnante è indispensabile avere un buon pianoforte e che sia sempre accordato.
Finito il preambolo, lo Starke, passa ai consigli didattici: l’esecuzione di balli nazionali, perché corti e con ritmo ben percepibile, aiutano a rafforzare il senso ritmico; risulta essere molto utile lo studio di brani a 4 mani, in duo con violino oppure flauto perchè meglio gestibile la cura del suono e quindi del tocco.
Brani di opere, balletti, cantate non sono raccomandabili per i principianti. Molto raccomandato è l’ascolto di bravi cantanti perché aiuta a maturare il gusto musicale.
L’allievo deve avere in repertorio brani di tutti i musicisti famosi in modo da discernere “Manier und Styl”. I brani di J.S. Bach., Händel e Beethoven saranno eseguiti in modo più enfatico rispetto a un concerto moderno di Dussek, Hummel e altri.
Proprio per questo motivo esalta la selezione di brani nella seconda parte del metodo di vari famosi compositori, presentati come modelli di buon gusto.
Alla p.24 del 1° volume, lo Starke presenta il contenuto dell’intera opera.

Ci sono 10 Capitoli: si passa da un’istruzione teorica e performante ad una tabella di termini musicali, un metodo di accordatura del pianoforte, regole di modulazione e una raccolta di settanta brani di studio (molti dell’autore, altri di Daniel Gottlob Türk e Gregor Joseph Werner) proposti in difficoltà crescente: dal livello elementare a quello moderato e infine avanzato. La novità del trattato sta nella sezione di educazione al canto. Come lo stesso autore afferma “gli studenti hanno bisogno di cantare a casa, per il piacere dei loro genitori e pertanto vanno educati al canto.
Il principio canto-performance sarà tipica della scuola di F. Chopin e dominerà l’educazione musicale dei romantici per arrivare ai nostri giorni. A tal proposito, per approfondire l’argomento, rimando al canale YouTube @thechopinmethod7257 (animazione biomeccanica del metodo Chopin).
Il primo capitolo, dopo la presentazione del pentagramma, delle chiavi e delle note, passa alla tecnica delle 5 dita. L’autore afferma: “Primo esercizio per dare a tutte le dita la stessa forza, potenza tattile e destrezza”. Prima di far suonare l’allievo, il Maestro dovrà insegnare all’allievo la giusta postura, come tenere le braccia e come posizionare le mani e le dita sulla tastiera. Molto meticoloso nelle indicazioni: l’allievo sarà seduto al centro del pianoforte, busto dritto e con una distanza dalla tastiera di circa 8 o 10 pollici, in modo da poter raggiungere comodamente i suoni alti e quelli bassi. I bambini dai 6 ai 7 anni possono sedersi più vicini alla tastiera e devono avere uno sgabello adatto per permettere l’appoggio dei piedi. La sedia deve essere abbastanza alta in modo che i gomiti si adagino a circa uno o al massimo due pollici più in alto della tastiera, nel momento in cui la punta delle dita sono sui tasti. I gomiti dovranno essere chiusi, ma senza che aderiscano strettamente al corpo, e non si possono né alzarli né abbassarli mentre i movimenti delle mani e del polso devono essere circoscritti al minimo necessario. Il polso dovrà essere leggermente alzato in modo tale da permettere un movimento agile e disinvolto. Le spalle non curvate e in linea con i gomiti. Pollice e mignolo saranno tenuti dritti mentre le altre tre dita saranno ricurve sulla seconda falange in modo tale che siano tutte allineate. Il pollice non deve mai uscire dalla tastiera. Quando si suona con il mignolo la mano non dovrà inclinarsi. Per ovviare all’incorrere in brutte abitudini, soprattutto dei bambini, Starke consiglia di mettere una monetina lucente sul dorso della mano in modo da evitare movimenti inutili.
Tutte le indicazioni devono essere curate nei minimi dettagli e non saranno ammesse deroghe in modo tale che l’esercizio sia sempre scorrevole e piacevole.
Conclude il primo capitolo dicendo che gli esercizi sulle 5 dita proposti, quando eseguiti correttamente, possono essere trasportati in altre tonalità e infine si può passare all’esecuzione della scala di DO maggiore a due ottave.
I capitoli secondo, terzo e quarto sono dedicati alla parte teorica, indispensabile per una buona lettura degli spartiti. Lo S. presenta: segni di alterazione; figure musicali seguite da esercizi ritmici parlati (solfeggio), disegna anche la suddivisione dei movimenti, e suonati; gli intervalli.
Dal capitolo 5, lo S., presenta il temperamento equabile introducendo i concetti di tono e semitono, di modo maggiore e minore (melodico e armonico). Interessanti le spiegazioni sull’uso del pollice per l’esecuzione delle scale: Pollice sotto, e con movimento minimo, alle dite più lunghe (quando si sale); è consentito l’incrocio del 3 con il 4 dito e del 5 con il 4 invece dell’uso del pollice (quello che i trattati del XX secolo comunemente chiamano il giro del pollice).
Vi sono diversi esempi di diteggiatura da utilizzare e si può notare che tutte le dita possono fare tutto, nel senso che il mignolo è usato senza problemi sui tasti neri (alcune scuole posteriori negano l’uso di pollice e mignolo sui tasti neri). Il metodo dei metodi di Fétis-Moscheles riporta che ai tempi di J.S. Bach non si utilizzava il pollice per suonare le tastiere e giustamente osserva che l’uso delle armature di chiave era meno densa di alterazioni e pertanto si poteva fare a meno di utilizzare il pollice. Con il perfezionamento del forte piano che poi diverrà pianoforte si cambiano anche le diteggiature e si introduce l’utilizzo del pollice (anche sui tasti neri).



Molto interessante è la presentazione delle scale: scritte in tempi differenti e chiuse con trillo alla mano destra che risolve alla tonica e cadenza V-I (valori larghi) alla mano sinistra.



Ad esempio per la scala di Mi minore:

Alle scale per moto parallelo seguono quelle di doppie terze per entrambe le mani e, per ulteriori approfondimenti, rimanda alla consultazione del piccolo metodo di Moscheles, riconoscendo a tale libro l’esaustività dell’argomento.
Il capitolo 6 si apre con la spiegazione di 3 diversi tipi di staccati, indicati con: staccatissimo (cuneo), puntino o punto e legatura combinati. Dice che le nota con lo staccato 1) dovrebbe essere suonate per un quarto del loro valore, le note con un punto 2) la metà del loro valore, e le note con un punto sotto una legatura, tre quarti del loro valore.

(carico di enfasi) (un po’ corto)
1. Staccato breve
2. Semi-staccato
3. Staccato portato, appoggiato.
Allo staccato si alternano i suoni legati e pertanto il capitolo 6 si chiude proprio indicando l’espressività data dagli accenti ritmici e melodici. Crea il seguente esempio i puntini indicano di suonare le note leggere e più corte, l’inizio della legatura è l’appoggio iniziale e la fine è in chiusura. I segni in g) indicano l’appoggio sulla prima nota perché il ritmo cambia):

Lo Starke scrive che quando il suono dev’essere legato, solitamente c’è il segno di legatura oppure c’è scritto “legato”; ci tiene a indicare gli appoggi ritmici e melodici perché come scriverà più avanti, è importante dare la giusta accentuazione perché la musica è un linguaggio che si esprime come la lingua parlata e il canto è d’aiuto. 
Gli ultimi segni presentati al capitolo 7 sono quelli del ritornello, delle fermate (punti coronati) e abbellimenti.
Il capitolo 8 è il cuore del metodo perché espone il principio su cui si basano gli insegnamenti che potremmo tradurre con la frase dello Starke:
Nur was vom Herzen kommt, kann wieder zum Herzen gehen (Solo ciò che viene dal cuore può arrivare al cuore).
E’ richiesta una cura del suono che cambia a seconda delle emozioni che si vogliono esprimere. La musica non dev’essere fine a sé stessa ma deve comunicare, così come quando si parla oppure quando si canta. Una corretta esecuzione è paragonata ad un’espressione del pensiero che essendo prodotto con suoni e non con parole, così come il linguaggio scritto e parlato adotta punteggiature e sfumature, allo stesso modo il linguaggio sonoro dev’essere proposto in modo da toccare i cuori di chi ascolta, deve rapire il pubblico, deve fare centro.
A tal proposito Starke propone l’esercizio cantato di seguito:

Leggendo il testo si notano i Rhythmen (gli incisi che determinano la giusta accentuazione e quindi il carattere del brano) e i periodi. La fine di un inciso o di un periodo diventa più percepibile se alzi delicatamente il dito sull’ultimo tono dello stesso inciso e attacchi un po’ più forte il primo tono del periodo successivo. “Un vantaggio principale nell’imparare a trovare le interruzioni è che si nota se un brano inizia con la battuta completa, o se due, tre crome (o altre figure musicali) in levare sono contenute in anticipo; perché per la maggior parte delle volte, gli incisi, cadono sempre in battere. Ci sono anche incisi più piccoli che non consentono un taglio netto e si dicono cesure”. La definizione della parola “ritmo” differisce dall'uso corrente del termine. Egli afferma che il ritmo è differenziato dal battito e dal metro nella musica, proprio come lo è nella poesia (analogamente alle annotazioni dello Schindler sui 23 studi selezionati, da Beethoven, del Metodo Cramer).
Il capitolo 9 parla delle mutazioni, vale a dire “l’uso dei registri”.
Poiché lo Starke scrive per i musicisti del suo tempo, è doveroso ricordare che il Forte Piano, chiamato anche Piano Forte delle origini non era tale e quale ai contemporanei.
Come riportato dal sito www.accademiacristofori.it: Costruito interamente in legno, senza rinforzi metallici nella struttura, con martelletti ricoperti di pelle anziché di feltro, il fortepiano ha caratteristiche timbriche e sonore assai diverse dai moderni pianoforti. Le varie zone della tastiera hanno una individualità sonora molto pronunciata, che differisce in maniera spiccata dalla omogeneità caratteristica dei pianoforti dei nostri giorni; la dinamica ridotta per quanto riguarda il volume è però assai varia per tutte le sfumature di piano, pianissimo, mezzoforte e forte; inoltre specie negli strumenti costruiti nei primi trent’anni del 1800, è possibile mutare il timbro delle corde, attraverso una serie di meccanismi comandati attraverso pedali o ginocchiere, con effetti sonori particolarissimi e impossibili da trasferire su strumenti moderni.
Nel capitolo 9 si fa riferimento ai pedali (o ginocchiere) che “cambiavano” il timbro del suono prodotto e pertanto si danno le indicazioni qualora si usino (consiglia l’utilizzo agli esperti e che sia fatto con criterio non per nascondere errori o strafare). Lo S. afferma che ce ne sono 6 oppure 7, dandoci informazioni importanti sul funzionamento dei Forte Piano della Vienna classica. Oltre ad indicarci le “mutazioni” in voga, crea una legenda (assegnando dei numeri ad ogni pedale) e indicando all’interno dello spartito come si fa con le dinamiche, agogiche e la diteggiatura.
(1) Moderatore (Pianozug): interpone tra corde e martelletti una sottile striscia di feltro per rendere il suono più vellutato; (2) Forte (Fortezug) aumenta il volume e fa vibrare le corde (l’attuale pedale di destra). Lo Starke consiglia di usarlo sugli accordi lunghi che fungono da accompagnamento e di cambairlo quando muta l’armonia. Uso moderato; (3) Guitarre oder die verruckung der claviatur sposta la tastiera a destra e produce un suono molto dolce e delicato, (4) Pianissimo suono doppiamente smorzato che fa effetto eco , (5) arpa e liuto (harfenzug auch lautenzug): preme del materiale morbido contro le corde, a ridosso del ponticello, smorzandone il suono; (6) fagotto (fagottzug): consisteva in una striscia di legno, rivestita di carta velina o pergamena, accostata alle corde gravi, in modo che vibrassero con il caratteristico ronzio del fagotto; (A) pedale delle turcherie (trommel): la sua funzione è quella di azionare una serie di marchingegni, che riproducono un suono di grancassa, campanelli e piatti, elementi tipici della musica turca dei giannizzeri, così come filtrata dalla cultura viennese di fine '700.
Con il passaggio dalla meccanica di tipo viennese (strumenti di Joseph Böhm, Conrad Graf, Johann Schantz, etc.), di fine '700 ed inizio '800, a quella romantica dei francesi Pleyel ed Érard, questi mutamenti caddero in disuso: non era più necessario sorprendere e divertire (per esempio le turcherie erano utilizzata per le danze oppure le marce) ma, esprimere sentimenti ed emozioni romantiche.
L’ultimo capitolo, il 10, si occupa dell’interpretazione degli abbellimenti, presentando acciaccature, appoggiature, mordenti, trilli… come ornamenti che devono rendere più belli i brani e non devono essere usati con gusto. Consiglia l’utilizzo nei brani lenti e in quelli veloci limitarli solo in alcuni punti di fermata. Sul finale del capitolo, considera la cadenza come forma di abbellimento, distinguendo due generi:
1. Il preludio: improvvisazione che precede un brano e di libera interpretazione;
2. La cadenza vera e propria, cioè improvvisazione in un punto importante del brano (contrassegnato da un punto coronato) che mette in evidenzia la bravura del pianista.
Starke precisa che le cadenze devono essere momenti espressivi e non devono ridursi a puri colpi di scena per sfoggiare la tecnica. Per i tempi lenti consiglia che le cadenze non siano troppo lunghe e ricorda un’affermazione di Türk “nelle cadenze lente spesso si vivono momenti indimenticabili e unici”.
A chiudere la parte teorica, finito il decimo capitolo, ci sono 10 pagine che si aprono con un glossario e spiegano le tecniche delle variazioni di un tema e la costruzione di canoni, indicati come fughe. Quello che emerge di interessante, da queste 10 pagine teoriche, è l’incoraggiamento a “creare” brani (non lo scrive espressamente ma, è sottointeso). Precedentemente a questo compendio spiega le modulazioni e pertanto lo studio delle tonalità (conseguenza della pratica delle scale in tutti i toni maggiori e minori). Poiché l’educazione all’ascolto, alla lettura ritmico/melodica, al canto, a suonare a 4 mani con l’insegnante, in duo con strumenti ad arco o a fiato (principalmente il flauto) sono requisiti indispensabili per l’educazione di base, e oggetto del metodo proposto, significa che tutto il percorso presentato è parallelo a interiorizzare i concetti e a esprimerli mediante proprie composizioni. Tutti i musicisti dell’epoca erano abili improvvisatori e quindi compositori.
I volumi 2 e 3 sono delle antologie di brani di Türk, Mozart, Hummel… e il nostro L. v. Beethoven. A quest’ultimo dedica una breve biografia dopo i brani n.32 (Andante, abbreviazione del secondo tempo della sonata per pianoforte op.28) e n.33 (Rondò) del secondo volume, esaltandone le qualità e affermando che “ha saputo imporsi, lavorando sodo, dando lustro all’arte tedesca e quindi la Germania deve essere orgogliosa del suo operato” (p.64 del II volume).
Anche nel terzo volume compaiono brani Beethoven: p.64 “finale da concerto” e da p. 73, tema e variazioni, fino alla fine. Come detto precedentemente, la stima tra lo Starke e Beethoven era reciproca. Lo Starke ha seguito gli studi pianistici di Karl e sicuramente lo zio Ludwig ha dato il contributo attivo alla stesura di questa opera didattica. Alla p.89 compare un tema di Beethoven con variazioni, con diteggiatura dello stesso compositore, e si chiude con una fuga.
Chiudere il Metodo con un tema, variazioni e fuga finale di Beethoven è rendergli onore e riallacciandomi al fatto che esorti i giovani a comporre, chiude con un esempio che corona questa FORMA musicale tanto amata dalla scuola viennese.
Molte informazioni legate alla pratica pianistica e le performance dei pianisti della Vienna Classica, facendo riferimento al metodo didattico in oggetto, le troviamo nei seguenti libri: Robert Winter nel suo articolo "Secondo pensiero sull'esecuzione dei trilli di Beethoven" (Musical Quarterlv. Autunno 1977), William S. Newman nel suo libro del 1988 “Beethoven su Beethoven” e Sandra Rosenblum, nel suo libro del 1988, “Performance Practices in Classic Piano Music”.
Il metodo Starke è facilmente consultabile al seguente link https://imslp.org/wiki/Wiener_Pianoforte_Schule%2C_Op.108_(Starke%2C_Friedrich)
Il presente studio è stato svolto per il CRM www.lvbeethoven.it e alla pagina https://www.lvbeethoven.it/articoli-buonamici/ trovate l'articolo completo.

"Quando è avvenuto il passaggio dall'arte clavicembalistica a quella pianistica?"
Sicuramente non possiamo fissare una data certa ma possiamo affermare che per tutto il 1700 il passaggio è stato graduale ( se pur sofferto) e che la letteratura pianistica ha seguito la storia dello strumento.
Il Clavicembalo ha dominato incontrastato fino alla fine del 1700 ma, le nuove esigenze, legate al bel canto e all'arte violinistica che era indiscussa a quel tempo, lasciano libero sfogo allo strumento emergente. Il passaggio tra i due strumenti vede protagonisti due grandi : Haydn (1732-1809) e Mozart (1756-1791), ancora legati allo stile clavicembalistico.
La vera letteratura pianistica si apre con Muzio Clementi (Roma,1752-Worcestershire, 1832): un suono più pieno rispetto ai suoi coevi, un frequente uso del legato e staccato, poche ornamentazioni, uso del pedale e tanti coloriti dinamici.
Clementi, romano di nascita ma trasferitosi in Inghilterra per studiare, maturò un suo stile, tanto che, nel 1778, a Londra, e iniziò l'attività di concertista e insegnante. Nel 1780 iniziò una lunga tournée durante la quale suonò a Vienna e conobbe Mozart, con il quale ebbe una celebre competizione, nel gennaio 1782. Tornò a Londra nel 1788 e si dedicò esclusivamente all'insegnamento e alla composizione. Tra i suoi allievi ricordiamo: J. Field, B.A. Bertini e J.B. Cramer. Nel 1802 partì per una seconda tournée in Europa ed ebbe modo di ascoltare e impartire lezione a questi celebri nomi: F. Kalkbrenner, I. Moscheles e C. Czerny.
Nella sua produzione didattica spiccano: "24 preludi ed esercizi" e il celeberrimo "Gradus ad Parnassum" in tre volumi. Il Gradus è un'enciclopedia della tecnica pianistica e compositiva che mira a portare il pianista a superare ostacoli tecnici man man maggiori e nel contempo fornire modelli di forme classiche: canoni, fughe, valzer, preludi, suite, sonate...), le sonatine op.36 e numerose sonate tra le quali spiccano: op. 2, 7, 9, 11, 12, 25, 33, 37, 40, 47 e 50.
Contemporaneo di Clementi fu un altro grande pianista e compositore: Francesco Pollini (1762-1846). A lui si deve l'introduzione della scrittura a tre pentagrammi che successivamente sarà ripresa da Listz e Thalberg.
Tra gli alunni di Muzio Clementi spicca quello di Carl Czerny (1791-1857), alunno anche di L.v.Beethoven. Come già per Beethoven, a Czezny dobbiamo un definitivo orientamento alla virtuosità del pianoforte. Fu un didatta eccezionale e le sue opere sono tutt'ora alla base dell'insegnamento pianistico, ne cito alcune: l'op.839, "La scuola del legato e dello Staccato", La scuola della velocità op.299, L'arte di rendere agili le dita op.740 ...
Czerny fu un uomo di grande cultura e, dagli egregi insegnamenti ricevuti dai suoi illustri maestri, diede molta importanza all'interpretazione, pubblicando "arte dell'interpretazione" in cui si indica come suonare (lo stile) ogni compositore fino ad allora esistito.
Dal XVIII secolo ad oggi, si sono formati tanti grandi pianisti, ne cito alcuni ma le ricerche continueranno:
J. B. Cramer, L. van Beethoven, F. Schubert, A.von Henselt (bravissimo pianista e didatta ma timoroso di suonare in pubblico) F. Listz, F.Chopin, S. Thalberg, F. Mendelsshon, Marie- Félicité- Denis Mooke (moglie di Camille Pleyel e discepola di Moscheles e Kalkbrenner e molto ammirata da Chopin), Clara e Robert Schumann, J. Brahms, Heinrich Herz, Hans Von Bulow, Anton Rubistain, C.V. Alkan, C. Saint- Saen, C. Debussy, S. V. Rachmaninoff, C.Tausig, Sophie Menter, Annette Essipov, Teresa Carreno, Francis Plantè, Moszkowski, A. Reisenauer, Eugen D'albert, Fratelli Scharwenka, A. Skriabin, Raoul Pugno, Edouar Risler, Nikita Magaloff e tanti altri.
Purtroppo per motivi storici non esistono incisioni della maggior parte dei nomi elencati, ma le testimonianze scritte ci raccontano la loro genialità e la capacità di portare il pianoforte ad essere il "re" degli strumenti.
Nelle Americhe, la tecnica jazzistica ha avuto un'enorme influenza sul pianismo e in tal occasione ricordiamo: George Gershwin (1898-1937), Aaron Copland, Roy Harris e Roger Session.
Mentre nei secoli precedenti al nostro, i pianisti e i musicisti in genere erano anche compositori, per tutto il Novecento è stata preferita la pratica dell'interprete delle opere del passato e della ricerca di nuove sonorità, definendo le avanguardie. Anche la nascita e l'affermarsi della musica elettronica ha cambiato molto il modo di fare e comporre musica. Attualmente si è rivalutata l'arte dell'improvvisazione e della composizione, delineando quasi uno sguardo al passato.
Franz Joseph Haydn (Rohrau, 1732- Vienna, 1809)
Grande Maestro e compositore, soprattutto di Sinfonie. Per pianoforte ci ha lasciato 52 sonate, composte in un quarantennio. Ciò spiega perché ognuna è differente dall'altra, sopratutto se teniamo conto che il pianoforte era neonato e pertanto la tecnica pianistica e la struttura delle composizioni era ancora legata a quella clavicembalistica. Ha scritto anche opere minori, pagine didattiche di brani usati per le lezioni che impartiva e ricordiamo il brano a 4 mani "il Maestro e lo Scolaro".
Uno dei suoi insegnanti di composizione fu Nicolò Porpora, che sostando per un breve periodo a Vienna, lo assunse come accompagnatore al clavicembalo. In alcune note autobiografiche del 1776, Haydn scrive: «non componevo in modo corretto fino a che non ebbi la fortuna di apprendere i principi fondamentali della composizione dal signor Nicola Porpora, che era allora a Vienna». La figura del burbero Porpora riaffiora in un ricordo riportato da Greisinger: «Non mancavano certo gli "asino", "birbante", o le gomitate nelle reni, ma non me la prendevo, perché da Porpora appresi molto di canto, di composizione e di italiano». (citazioni da Wikipedia.org, lunedì 8 luglio 2024 h. 10:48)
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Talento indiscusso e grande compositore. Le sue composizioni sono rivolte a quasi tutti gli strumenti esistenti: fiati, archi, ottoni, voce... e addirittura alla glassharmonica. Le sue opere furono memorabili e anche i brani per pianoforte risentirono della cantabilità della sua musica. Su ogni sua melodia si possono inserire delle parole.
Per pianoforte ha scritto: 22 sonate, Fantasia con fuga in do minore K.394, fantasia in do minore K.396, Fantasia in do minore K.445, Fantasia in re minore k.397 e altri brani minori molto utili da proporre a bambini e ragazzi, come ad esempio "i più celebri pezzi scritti all'età di otto anni" editi dalla Peters.
Ha scritto anche concerti per pianoforte e orchestra e per pianoforte a 4 mani.
L. V. Beethoven (Bonn. 1770 - Vienna, 1827)
Genio e grandissimo compositore. Oltre alle sue 9 sinfonie, nella sua creazione per pianoforte spiccano le 32 sonate e tanti brani minori come rondò (celebre il rondò capriccioso), le bagatelle (a cui appartiene "Per Elisa")...
Ha scritto poco per pianoforte a 4 mani. Per saperne di più potete fare riferimento al sito www.lvbeethoven.it
C. M. Von Weber (Eutin, Oldemburgo, 1786 - Londra. 1826)
E' stato un virtuoso del pianoforte ed è ricordato per le sue opere, specialmente per "Oberon".
Per pianoforte non ha scritto pezzi molto interessanti. Ricordiamo "Invito alla danza" e le 4 sonate.
Franz Schubert (Vienna, 1797 – Vienna, 1828)
Grande pianista e compositore di musiche per pianoforte. La sua breve vita non ha dato il tempo di farsi conoscere ed imporre sia nella sua terra che altrove. L'imponente presenza di Beethoven sulla scena internazionale lo lasciò nell'oblio e fu preso in considerazione dopo la sua morte.
Le sue composizioni sono molto meticolose e a volte si dilungano tanto. Ricordiamo: Improvvisi op.90 e op.142, i momenti musicali, le sonate e pezzi vari per pianoforte a 4 mani.
Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo, 1809 - Lipsia. 1847) e Fanny (Amburgo, 1805 – Berlino, 1847)
Grande virtuoso del pianoforte che seppe imporre la sua presenza nelle sale da concerto e grazie al quale dobbiamo la rivalutazione della musica di Bach.
Tra le sue composizioni più importanti ricordiamo: Le romanze senza parole, Il rondò capriccioso e le musiche del "sogno di una notte di mezza estate" alle quali appartiene la marcia nuziale che viene eseguita ai matrimoni.
Mendelsshon aveva una sorella, Fanny, di 4 anni più grande di lui e che merita di essere ricordata. Anch'ella era una pianista eccezionale e nonostante abbia studiato Pianoforte e composizione a Berlino e a Parigi, il padre non le permise di intraprendere la vita di concertista. A Berlino si esibiva nei salotti e dal 1830 iniziò a comporre e pubblicare le sue opere.
I suoi lavori sono sconosciuti ma interessanti. Sono pezzi vari per pianoforte e musica da camera.
Robert Schumann (Zwickau (Sassonia), 1810 – Bonn, 1856) e Clara Wieck-Schumann (Lipsia, 1819- Francoforte, 1896)
Robert, allievo di Wieck (padre di Clara, la futura moglie), è stato uno dei più grandi pianisti e compositori esistiti. Sia Robert che Clara sono stati due virtuosi eccezionali. Robert era un maniaco della perfezione tecnica, tanto da escogitare un marchingegno che gli lesionò il tendine dell'anuale della mano destra. Non suonò più e si dedicò alla didattica e alla composizione, seguendo sua moglie in tournèe.
Ci ha lasciato tanta musica interessante, ricordiamo: Carnival, Papillons, Kreisleriana, L'album per la gioventù, Novellette e Kinderszenen.
Clara è stata una delle pianiste della storia ad affermarsi come concertista e compositrice. Amò intensamente Robert e dopo la sua morte, durante le sue esibizioni suonò tanto i brani composti dal marito, tanto da farlo conoscere in tutto il mondo e farne apprezzare le composizioni, tant'è vero che ancora oggi i suoi brani sono i più eseguiti.
Proprio per quell'amore appassionato, le composizioni di Clara non sono molto conosciute ma sicuramente ha scritto brani interessanti dal punto di vista armonico e della melodia. Ricordiamo le Romanze e le variazioni su tema di R. Schumann.
Diede concerti fino all'età di 72 anni.
Fryderyk Franciszek Chopin (Żelazowa Wola (Polonia), 1810 – Parigi, 1849)
Quando pronunciamo questo nome è come dire "Pianoforte". E' stato "il" pianista per eccellenza. Ha scritto solo ed esclusivamente per pianoforte (ad eccezione dei concerti per pf e orchestra che comunque vedono protagonista solo il Pf e brani per violoncello e Pf).
Tutta la sua musica risente dell'influenza della sua patria, la Polonia.
La delicatezza del tocco e la grande padronanza tecnica, hanno fatto di Chopin un'icona del pianismo.
Nonostante la morte precoce ci ha lasciato tanta bella musica: Mazurke, Sonate, Valzer, Improvvisi, Polacche, Ballate, i fantastici Preludi, gli Studi op.10 e op.25 (di cui amava la splendida interpretazione di Listz) e le bellissime pagine dei Notturni. Ha scritto anche pezzi isolati: Bolero op.19, Tarantella op.43, Berceuse op. 57... e i bellissimi "Pezzi sconosciuti" editi dalla Ricordi.
Franz, conosciuto come Ferenc, Listz (Raiding, 1811 – Bayreuth, 1886)
Il virtuoso per eccellenza che non trova euguali nella storia pianistica. Allievo di Czerny, si distinse da subito per la sua genialità compositiva, interpretativa e tecnica. Tutte prerogative della scuola di C. Czerny; oserei dire che il Maestro ha creato un capolavoro.
Il primo Listz è molto eccentrico e "impegnato" con le donne; l'ultimo Listz lo vede impegnato nella chiesa: prese gli ordini minori, divenendo abate nel 1865.
Fu grande amico ed estimatore di Chopin, del quale eseguiva le composizioni (specialmente gli studi).
A lui dobbiamo l'invenzione dei corsi di perfezionamento.
La sua prodizione è immensa e varia: Rapsodie ungheresi, studi op.1, studi trascendentali, Anni di pellegrinaggio, Rapsodie spagnole, Mephisto Valzer, Mazeppa, Armomie poetiche e religiose, 3 concerti per Pf e orchestra, Notturni (tra i quali spicca "Sogno d'amore"), la celeberrima Sonata in si minore... e varie trascrizioni.
Hans Von Bülow (Dresda, 1830- il Cairo, 1894)
Studiò pianoforte con F. Wieck, lo stesso insegnante di Schumann e di Clara (di quest’ultima anche padre) e nel 1851 di Listz, di cui sposò la figlia Cosima. Si affermò come pianista e direttore d’orchestra , grande interprete delle opere di Wagner, e credette nelle potenzialità di due grandi musicisti: Brahms ( che presentò a Listz e lo introdusse a casa Schumann) e Caikovskij.
La sua fu una vita tormentata: carattere particolare che rendeva i rapporti di lavoro difficili e il tradimento della moglie: Cosima Listz. Ironia della sorte volle che Cosima lo lasciò per Wagner.
Si risposò con l’attrice Marie Schanze che, dopo la sua morte, pubblicò le sue opere e divenne la sua biografa.
Ad oggi si ricorda la selezione di 60 studi di Cramer, di cui ne curò la diteggiatura e li sistemò in ordine di difficoltà tecnica e musicale. Il titolo esatto è: Cramer-Bülow “60 studi scelti” ed. Curci
Johannes Brahms (Amburgo, 1833 – Vienna, 1897)
Grande pianista e compositore che dalla tenera età dimostrò ampie attiduni musicali. La sua fortuna fu quella di incontrare, a vent'anni, il grande violinista Joachim (con il quale collaborò per diversi anni) che lo introdusse nella famiglia Schumann, dei quali fu un'intimo amico di famiglia (fino alla morte di Clara). Proprio questa amicizia lo indusse nel 1857 a trasferirsi ad Amburgo, dove costituì un coro femminile. In questo periodo si interessò alla musica corale ma non scrisse mai un'opera.
Brahms era molto lento a scrivere musica, era un "perfettino" e non pubblicava se prima non era soddisfatto.
Nel 1878 si trasferì a Vienna, conobbe Wagner (grande operista e riformista del teatro musicale) e Hans Von Bülow.
La sua musica si contrappone a quella di Wagner e rispecchia il decadentismo romantico.
Ricordiamo i due concerti per Pf e Orchestra, gli Intermezzi op. 117 e 119, le Rapsodie ungheresi per Pf a 4 mani, la Rapsodia op.119, i Capricci...
Giuseppe Martucci (Capua, 1856 - Napoli, 1909)
Grande pianista, direttore d'orchestra, insegnante e compositore italiano. Non ebbe larga popolarità a causa della scrittura musicale non molto semplice e che si rifà alle forme germaniche. Sicuramente dev'essere riconosciuta la genialità di scrittura. Ricordiamo: Il concerto per pianoforte e brani vari per pianoforte divisi in 6 volumi.
Camille Saint-Saëns (Parigi, 1835 - Algeri, 1921)
Grande pianista che affermò l'ideale della musica francese, a discapito dell'estetica wagneriana.
Ricordiamo gli studi op.111, i 5 concerti per pianoforte e orchestra e il carnevale degli animali.
Giovanni Sgambati (Roma, 1841 - ivi 1914)
Studio con F. Liszt. A sette anni esordì come pianista e a tredici fu nominato dall'Accademia di S. Cecilia professore onorario. Nel 1866 fu scelto proprio da F. Liszt per dirigere la Dante-Symphonie all'inaugurazione della romana "Sala Dante". Con il violinista E. Pinelli, nel 1868, istituì una scuola gratuita di musica. oggi è il conservatorio di Roma (S. Cecilia). In questa scuola insegnò fino alla morte, propagando a Roma e in tutta Italia l'arte listziana.
Ricordiamo il Concerto per Pf e orchestra in sol minore e vari pezzi pianistici.
Haydn, come molti musicisti settecenteschi, studiò il Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen di Carl Philipp Emanuel Bach, il cui primo volume era apparso nel 1753. Studiò anche il Gradus ad Parnassum di Johann Joseph Fux e Der vollkommene Kapellmeister di Johann Mattheson.
La fama del giovane musicista andava gradualmente accrescendosi, grazie anche al Metastasio e alla sua prediletta Marianna Martinez, ottenne la protezione di alcune famiglie aristocratiche, che all'epoca era decisiva per la carriera di un compositore. Tra gli alunni di J. Haydn, spicca L.v. Beethoven. Alcune fonti indicano che tra i due non vi fu sempre una buona amicizia.
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Talento indiscusso e grande compositore. Le sue composizioni sono rivolte a quasi tutti gli strumenti esistenti: fiati, archi, ottoni, voce... e addirittura alla glassharmonica. Le sue opere furono memorabili e anche i brani per pianoforte risentirono della cantabilità della sua musica. Su ogni sua melodia si possono inserire delle parole.
Per pianoforte ha scritto: 22 sonate, Fantasia con fuga in do minore K.394, fantasia in do minore K.396, Fantasia in do minore K.445, Fantasia in re minore k.397 e altri brani minori molto utili da proporre a bambini e ragazzi, come ad esempio "i più celebri pezzi scritti all'età di otto anni" editi dalla Peters.
Ha scritto anche concerti per pianoforte e orchestra e per pianoforte a 4 mani.
L. V. Beethoven (Bonn. 1770 - Vienna, 1827)
Genio e grandissimo compositore. Oltre alle sue 9 sinfonie, nella sua creazione per pianoforte spiccano le 32 sonate e tanti brani minori come rondò (celebre il rondò capriccioso), le bagatelle (a cui appartiene "Per Elisa")...
Ha scritto poco per pianoforte a 4 mani. Per saperne di più potete fare riferimento al sito www.lvbeethoven.it
C. M. Von Weber (Eutin, Oldemburgo, 1786 - Londra. 1826)
E' stato un virtuoso del pianoforte ed è ricordato per le sue opere, specialmente per "Oberon".
Per pianoforte non ha scritto pezzi molto interessanti. Ricordiamo "Invito alla danza" e le 4 sonate.
Franz Schubert (Vienna, 1797 – Vienna, 1828)
Grande pianista e compositore di musiche per pianoforte. La sua breve vita non ha dato il tempo di farsi conoscere ed imporre sia nella sua terra che altrove. L'imponente presenza di Beethoven sulla scena internazionale lo lasciò nell'oblio e fu preso in considerazione dopo la sua morte.
Le sue composizioni sono molto meticolose e a volte si dilungano tanto. Ricordiamo: Improvvisi op.90 e op.142, i momenti musicali, le sonate e pezzi vari per pianoforte a 4 mani.
Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo, 1809 - Lipsia. 1847) e Fanny (Amburgo, 1805 – Berlino, 1847)
Grande virtuoso del pianoforte che seppe imporre la sua presenza nelle sale da concerto e grazie al quale dobbiamo la rivalutazione della musica di Bach.
Tra le sue composizioni più importanti ricordiamo: Le romanze senza parole, Il rondò capriccioso e le musiche del "sogno di una notte di mezza estate" alle quali appartiene la marcia nuziale che viene eseguita ai matrimoni.
Mendelsshon aveva una sorella, Fanny, di 4 anni più grande di lui e che merita di essere ricordata. Anch'ella era una pianista eccezionale e nonostante abbia studiato Pianoforte e composizione a Berlino e a Parigi, il padre non le permise di intraprendere la vita di concertista. A Berlino si esibiva nei salotti e dal 1830 iniziò a comporre e pubblicare le sue opere.
I suoi lavori sono sconosciuti ma interessanti. Sono pezzi vari per pianoforte e musica da camera.
Robert Schumann (Zwickau (Sassonia), 1810 – Bonn, 1856) e Clara Wieck-Schumann (Lipsia, 1819- Francoforte, 1896)
Robert, allievo di Wieck (padre di Clara, la futura moglie), è stato uno dei più grandi pianisti e compositori esistiti. Sia Robert che Clara sono stati due virtuosi eccezionali. Robert era un maniaco della perfezione tecnica, tanto da escogitare un marchingegno che gli lesionò il tendine dell'anuale della mano destra. Non suonò più e si dedicò alla didattica e alla composizione, seguendo sua moglie in tournèe.
Ci ha lasciato tanta musica interessante, ricordiamo: Carnival, Papillons, Kreisleriana, L'album per la gioventù, Novellette e Kinderszenen.
Clara è stata una delle pianiste della storia ad affermarsi come concertista e compositrice. Amò intensamente Robert e dopo la sua morte, durante le sue esibizioni suonò tanto i brani composti dal marito, tanto da farlo conoscere in tutto il mondo e farne apprezzare le composizioni, tant'è vero che ancora oggi i suoi brani sono i più eseguiti.
Proprio per quell'amore appassionato, le composizioni di Clara non sono molto conosciute ma sicuramente ha scritto brani interessanti dal punto di vista armonico e della melodia. Ricordiamo le Romanze e le variazioni su tema di R. Schumann.
Diede concerti fino all'età di 72 anni.
Fryderyk Franciszek Chopin (Żelazowa Wola (Polonia), 1810 – Parigi, 1849)
Quando pronunciamo questo nome è come dire "Pianoforte". E' stato "il" pianista per eccellenza. Ha scritto solo ed esclusivamente per pianoforte (ad eccezione dei concerti per pf e orchestra che comunque vedono protagonista solo il Pf e brani per violoncello e Pf).
Tutta la sua musica risente dell'influenza della sua patria, la Polonia.
La delicatezza del tocco e la grande padronanza tecnica, hanno fatto di Chopin un'icona del pianismo.
Nonostante la morte precoce ci ha lasciato tanta bella musica: Mazurke, Sonate, Valzer, Improvvisi, Polacche, Ballate, i fantastici Preludi, gli Studi op.10 e op.25 (di cui amava la splendida interpretazione di Listz) e le bellissime pagine dei Notturni. Ha scritto anche pezzi isolati: Bolero op.19, Tarantella op.43, Berceuse op. 57... e i bellissimi "Pezzi sconosciuti" editi dalla Ricordi.
Franz, conosciuto come Ferenc, Listz (Raiding, 1811 – Bayreuth, 1886)
Il virtuoso per eccellenza che non trova euguali nella storia pianistica. Allievo di Czerny, si distinse da subito per la sua genialità compositiva, interpretativa e tecnica. Tutte prerogative della scuola di C. Czerny; oserei dire che il Maestro ha creato un capolavoro.
Il primo Listz è molto eccentrico e "impegnato" con le donne; l'ultimo Listz lo vede impegnato nella chiesa: prese gli ordini minori, divenendo abate nel 1865.
Fu grande amico ed estimatore di Chopin, del quale eseguiva le composizioni (specialmente gli studi).
A lui dobbiamo l'invenzione dei corsi di perfezionamento.
La sua prodizione è immensa e varia: Rapsodie ungheresi, studi op.1, studi trascendentali, Anni di pellegrinaggio, Rapsodie spagnole, Mephisto Valzer, Mazeppa, Armomie poetiche e religiose, 3 concerti per Pf e orchestra, Notturni (tra i quali spicca "Sogno d'amore"), la celeberrima Sonata in si minore... e varie trascrizioni.
Hans Von Bülow (Dresda, 1830- il Cairo, 1894)
Studiò pianoforte con F. Wieck, lo stesso insegnante di Schumann e di Clara (di quest’ultima anche padre) e nel 1851 di Listz, di cui sposò la figlia Cosima. Si affermò come pianista e direttore d’orchestra , grande interprete delle opere di Wagner, e credette nelle potenzialità di due grandi musicisti: Brahms ( che presentò a Listz e lo introdusse a casa Schumann) e Caikovskij.
La sua fu una vita tormentata: carattere particolare che rendeva i rapporti di lavoro difficili e il tradimento della moglie: Cosima Listz. Ironia della sorte volle che Cosima lo lasciò per Wagner.
Si risposò con l’attrice Marie Schanze che, dopo la sua morte, pubblicò le sue opere e divenne la sua biografa.
Ad oggi si ricorda la selezione di 60 studi di Cramer, di cui ne curò la diteggiatura e li sistemò in ordine di difficoltà tecnica e musicale. Il titolo esatto è: Cramer-Bülow “60 studi scelti” ed. Curci
Johannes Brahms (Amburgo, 1833 – Vienna, 1897)
Grande pianista e compositore che dalla tenera età dimostrò ampie attiduni musicali. La sua fortuna fu quella di incontrare, a vent'anni, il grande violinista Joachim (con il quale collaborò per diversi anni) che lo introdusse nella famiglia Schumann, dei quali fu un'intimo amico di famiglia (fino alla morte di Clara). Proprio questa amicizia lo indusse nel 1857 a trasferirsi ad Amburgo, dove costituì un coro femminile. In questo periodo si interessò alla musica corale ma non scrisse mai un'opera.
Brahms era molto lento a scrivere musica, era un "perfettino" e non pubblicava se prima non era soddisfatto.
Nel 1878 si trasferì a Vienna, conobbe Wagner (grande operista e riformista del teatro musicale) e Hans Von Bülow.
La sua musica si contrappone a quella di Wagner e rispecchia il decadentismo romantico.
Ricordiamo i due concerti per Pf e Orchestra, gli Intermezzi op. 117 e 119, le Rapsodie ungheresi per Pf a 4 mani, la Rapsodia op.119, i Capricci...
Giuseppe Martucci (Capua, 1856 - Napoli, 1909)
Grande pianista, direttore d'orchestra, insegnante e compositore italiano. Non ebbe larga popolarità a causa della scrittura musicale non molto semplice e che si rifà alle forme germaniche. Sicuramente dev'essere riconosciuta la genialità di scrittura. Ricordiamo: Il concerto per pianoforte e brani vari per pianoforte divisi in 6 volumi.
Camille Saint-Saëns (Parigi, 1835 - Algeri, 1921)
Grande pianista che affermò l'ideale della musica francese, a discapito dell'estetica wagneriana.
Ricordiamo gli studi op.111, i 5 concerti per pianoforte e orchestra e il carnevale degli animali.
Giovanni Sgambati (Roma, 1841 - ivi 1914)
Studio con F. Liszt. A sette anni esordì come pianista e a tredici fu nominato dall'Accademia di S. Cecilia professore onorario. Nel 1866 fu scelto proprio da F. Liszt per dirigere la Dante-Symphonie all'inaugurazione della romana "Sala Dante". Con il violinista E. Pinelli, nel 1868, istituì una scuola gratuita di musica. oggi è il conservatorio di Roma (S. Cecilia). In questa scuola insegnò fino alla morte, propagando a Roma e in tutta Italia l'arte listziana.
Ricordiamo il Concerto per Pf e orchestra in sol minore e vari pezzi pianistici.
Il gruppo dei 5: la scuola etnica russa.
- Mili Balakirev (Nižnij-Novgorod, 1839 - Pietroburgo, 1910)
Studiò con M. Glinka e C. Kjui. Condusse ricerche sul folclore nazionale e nel 1866 pubblicò una raccolta di canti.
Compose soprattutto musica orchestrale. Per Pianoforte ricordiamo la notissima fantasia Islamey (1869).
Compose soprattutto musica orchestrale. Per Pianoforte ricordiamo la notissima fantasia Islamey (1869).
- M. Glinka (Novospasskoe, Smolensk, 1804 - Berlino, 1857)
Tra i suoi insegnanti ricordiamo Field. Si dedicò sopratutto all'opera. Ha scritto brani per pianoforte ma non di particolare rilievo.
- C. Kjui (Vilnius 1835 – San Pietroburgo 1918)
Cui ‹kü̯ì› (russo Kjui) è stato un compositore e critico musicale. Allievo di M. A. Balakirev e seguace del realismo di A. S. Dargomyžskij, affermando la necessità di imprimere alle sue composizioni carattere umano e nazionale. Si espresse soprattutto con opere teatrali ma è più noto per la sua opera di critico (saggi racolti in "La musique en Russie", 1881).
- M. Musorgskij (Pskov, 1839 – San Pietroburgo, 1881)
Studiò pianoforte con la madre e successivamente A. A. Gerke.
Tra le sue composizioni ricordiamo: due sonate giovanili e Quadri di un'esposizione composti nel 1874 e ispirati agli acquerelli dell'amico artista Viktor Aleksandrovič Hartmann visti ad una mostra. L'opera fu pubblicata postuma e fu orchestrata nel 1928 da Maurice Ravel.
Quest'opera è caratterizzata da timbri e ritmi nuovi.
Lo stile di M., come egli stesso afferma in una nota autobiografica pubblicata da Rimskij-Korsakov in "Lettere e documenti" del 1932, non è appartenuto ad alcuno dei gruppi musicali a lui contemporanei. Le sue composizioni affondano le radici nella musica popolare russa. La sua musica nasce dalle parole e dai gesti. Musica ricca di timbri, solenne e di carattere. Ignora le forme e lo sviluppo è personale, non negli schemi classici.
Musica altamente espressiva e tecnicamente molto impegnativa.
Tra le sue composizioni ricordiamo: due sonate giovanili e Quadri di un'esposizione composti nel 1874 e ispirati agli acquerelli dell'amico artista Viktor Aleksandrovič Hartmann visti ad una mostra. L'opera fu pubblicata postuma e fu orchestrata nel 1928 da Maurice Ravel.
Quest'opera è caratterizzata da timbri e ritmi nuovi.
Lo stile di M., come egli stesso afferma in una nota autobiografica pubblicata da Rimskij-Korsakov in "Lettere e documenti" del 1932, non è appartenuto ad alcuno dei gruppi musicali a lui contemporanei. Le sue composizioni affondano le radici nella musica popolare russa. La sua musica nasce dalle parole e dai gesti. Musica ricca di timbri, solenne e di carattere. Ignora le forme e lo sviluppo è personale, non negli schemi classici.
Musica altamente espressiva e tecnicamente molto impegnativa.
- N. Rimskij_Korsakov (Tichvin, Novgorod, 1844 - Ljubensk, Pietroburgo, 1908)
‹r'ìmsk'i kòrsëkëf›- Musicista russo. Praticò ogni genere musicale, ma la sua produzione più significativa riguarda i campi operistico (seppe raccontare fiabe e leggende) e sinfonico. Il suo operato ebbe una grande influenza oltre che sulla produzione russa, anche sulla musica occidentale del primo Novecento: specie sugli impressionisti francesi.
- A. Borodin (Pietroburgo, 1833 - ivi 1887)
‹bërad'ìn› - Anche lui fu allievo di Balakirev. Il suo impiego principale era quello di insegnare chimica e pertanto non si dedicò mai interamente alla musica. tra le sue composizioni di pianoforte ricordiamo: Le parafrasi (variazioni), la Petite suite (8 brani).
Le sue compisizioni (che spaziano dall'opera alla musica da camera per archi sino al sinfonismo), presentano un aspetto lirico e pittoresco.
Le sue compisizioni (che spaziano dall'opera alla musica da camera per archi sino al sinfonismo), presentano un aspetto lirico e pittoresco.
Edvard Grieg (Bergen, 1843 - ivi 1907)
‹ġrìigℎ›, - Musicista norvegese . Compì gli studî al conservatorio di Lipsia.
La sua musica è ispirata al canto e alla danza del popolo norvegese. Le sue composizioni sono brevi e molto efficaci: architettura semplice e equilibrata. ricordiamo: il Concerto per pianoforte, i celebri Lyriske stykker ("Pezzi lirici") e varie composizioni per pianoforte raccolte in un volume della Urtex di Budapest intitolata "Sonata e pezzi vari per pianoforte".
Isaac Albeniz (Camprodón, Catalogna, 1860 - Cambo-Les-Bains ,1909)
La sua musica è ispirata al canto e alla danza del popolo norvegese. Le sue composizioni sono brevi e molto efficaci: architettura semplice e equilibrata. ricordiamo: il Concerto per pianoforte, i celebri Lyriske stykker ("Pezzi lirici") e varie composizioni per pianoforte raccolte in un volume della Urtex di Budapest intitolata "Sonata e pezzi vari per pianoforte".
Isaac Albeniz (Camprodón, Catalogna, 1860 - Cambo-Les-Bains ,1909)
‹albℎénitℎ› - Studiò con diversi maestri: A.-F. Marmontel e F. Liszt per il pianoforte, F.A. Gevaert, S. Jadassohn, C. Reinecke e V. d'Indy per la composizione. Si dedicò in seguito principalmente alla composizione e come artista del suo tempo, seppe trarre dalla tradizione popolare spagnola. Tra le composizioni pianistiche ricordiamo: i semplici Chants d'Espagne (ispirati alla giovinezza) e le più complesse e raffinate, quali Iberia e Navarra (scritte nella maturità).
Claude Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918)
Claude Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918)
‹dëbüsì› - Musicista francese che rivoluzionò l'armonia, sonorità e forme della seconda meta del XIX secolo.
Le sue composizioni furono soprattutto pianistiche e sono uniche e irripetibili. Figlio dell'impressionismo francese, ne incarna tutti i principi che si racchiudono in queste favolose pagine pianistiche: 2 Arabesques, Suite bergamasque, Estampes (3 brani), L'isle joyeuse, Images (6 brani), Children's Corner (6 brani), Préludes (24, in due serie di 12).
Le sue composizioni furono soprattutto pianistiche e sono uniche e irripetibili. Figlio dell'impressionismo francese, ne incarna tutti i principi che si racchiudono in queste favolose pagine pianistiche: 2 Arabesques, Suite bergamasque, Estampes (3 brani), L'isle joyeuse, Images (6 brani), Children's Corner (6 brani), Préludes (24, in due serie di 12).
Maurice Ravel (Ciboure, Pirenei Francesi, 1875 - Parigi, 1937)
<ravèl> - Così come C. Debussy, guidò l'innovazione musicale dei primi anni del Novecento. La sua musica è raffinata ed elegante, alla ricerca stilistica sofisticata raffinata. Usa un linguaggio musicale eclettico e d'ispirazione consumistica: da qui si spiegano gli accenti e le movenze spagnoleggianti della Rapsodia orchestrale, della commedia L'heure espagnole e la celeberrimo Bolero. Ricordiamo i Valses nobles et sentimentales per pianoforte. La libertà e il rifacimento al gusto popolare spiegano l'ultilizzo di materiali diversi: l'operetta americana, il primordiale jazz di New Orleans, il ragtime, il blues ...
Ricordiamo i 2 Concerti per pianoforte e orch. ( Il primo del 1931 e il secondo 1932. Quest'ultimo per la sola mano sinistra, composto per P. Wittgenstein, fratello del filosofo, che aveva perso il braccio destro in guerra); Pavane pour une infante défunte (4 mani), Jeux d'eau, Miroirs, Sonatine, Gaspard de la Nuit, Contes de ma Mère l'Oye (4 mani), Valses nobles et sentimentales (1911), Tombeau de Couperin (4 mani).
Ricordiamo i 2 Concerti per pianoforte e orch. ( Il primo del 1931 e il secondo 1932. Quest'ultimo per la sola mano sinistra, composto per P. Wittgenstein, fratello del filosofo, che aveva perso il braccio destro in guerra); Pavane pour une infante défunte (4 mani), Jeux d'eau, Miroirs, Sonatine, Gaspard de la Nuit, Contes de ma Mère l'Oye (4 mani), Valses nobles et sentimentales (1911), Tombeau de Couperin (4 mani).
Gabriel Faurè (Pamiers, Ariège, 1845 - Parigi, 1924)
‹foré› - Allievo di L. Niedermeyer e C. Saint-Saëns. Fu uno dei maestri più importanti della Francia dei suoi tempi. Le sue composizioni, che spaziano dal sacro al teatro, alla musica da camera fino a composizioni varie per pianoforte, sono ricche di elementi tipici della cultura francese e libertà di forma. Furono suoi allievi diretti, tra gli altri, L. Aubert, A. Casella, M. Ravel.
Arnold Schönberg (Vienna, 1874 - Los Angeles, 1951)
Arnold Schönberg (Vienna, 1874 - Los Angeles, 1951)
‹šö′önberk› - Fu insegnante di composizione in vari conservatori tedeschi fino a quando il regime fascista gli negò l'insegnamento e così si trasferì negli Stai Uniti d'America e si dedicò alla composizione.
Dal cromatismo wagneriano dei suoi primi lavori arriverà al completo abbandono delle leggi tonali.
L'esigenza di creare un nuovo ordine tra le dodici note della scala cromatica lo portò ad elaborare il sistema dodecafonico, applicato per la prima volta nei 5 KLAVIERSTÜCKE OP. 23
Ricordiamo i KLAVIERSTÜCKE OP. 33 e il concerto per pianoforte e orchestra.
Alexander Skriabin (Mosca, 1872 - ivi 1915)
Dal cromatismo wagneriano dei suoi primi lavori arriverà al completo abbandono delle leggi tonali.
L'esigenza di creare un nuovo ordine tra le dodici note della scala cromatica lo portò ad elaborare il sistema dodecafonico, applicato per la prima volta nei 5 KLAVIERSTÜCKE OP. 23
Ricordiamo i KLAVIERSTÜCKE OP. 33 e il concerto per pianoforte e orchestra.
Alexander Skriabin (Mosca, 1872 - ivi 1915)
‹skri̯àb'in- noto concertista di pianoforte in Russia e all'estero, insegnò (1897-1903) al conservatorio di Mosca, dedicandosi poi alla composizione. La sua produzione di carattere post-romantico è molto raffinata. ricordiamo: 10 sonate; 20 poemi per pianoforte (il più celebre è Vers la flamme); concerto op. 20 per pianoforte e orchestra; terza sinfonia; Il poema dell'estasi; Prometeo: il poema del fuoco, per orchestra, pianoforte, organo, coro e "tastiera a luci colorate" (strumento inventato dall'inglese Rimington, 1895).
Ferruccio Benvenuto Busoni (Empoli, 1866 - Berlino, 1924)
Ferruccio Benvenuto Busoni (Empoli, 1866 - Berlino, 1924)
Figlio di musicisti. Esordì a 9 anni e probabilmente è stato il più grande pianista apparso dopo F. Liszt. colse l'essenza più intima e pura- Quando il mondo musicale era preso dall'arte wagneriana e dall'impressionismo dei francesi, mise all'attenzione l'arte di Mozart e Bach. Sono celebri le trascrizioni per pianoforte delle opere clavicembalistiche e organistiche di Bach.
Manuel De Falla (Cadice, 1876 - Alta Gracia, Argentina, 1946)
Manuel De Falla (Cadice, 1876 - Alta Gracia, Argentina, 1946)
Musicista spagnolo. Le sue composizioni sintetizzano lo spirito della tradizione iberica . Ricordiamo: Pièces españoles, Fantasía bética e altri brani minori.
Mario Castelnuovo-Tedesco (Firenze, 1895 - Beverly Hills, California, 1968)
Mario Castelnuovo-Tedesco (Firenze, 1895 - Beverly Hills, California, 1968)
Le sue composizioni rievocano scene romantiche. Ricordiamo: Alghe, La sirenetta e il pesce turchino, Vitalba e Biancospino, i cipressi op.17, suite inglese, sonatina zoologica ...
La generazione di musicisti che si contrapposero al predominio del melodramma,
per riportare a galla la musica strumentale italiana
Gian Francesco Malipiero (Venezia, 1882 - Treviso, 1973)
La sua musica antiromantica si ispirò alla grande libertà formale.
Composizioni pianistiche (strumento solo e non): 6 morceaux; Bizzarrie luminose dell'alba, del meriggio, della notte; 3 danze antiche; Poemetti lunari; Tre improvvisi per Pianola; Impressioni; Preludi autunnali; Poemi asolani; Barlumi; Maschere che passano; Risonanze; La siesta; A Claude Debussy; Omaggi: a un pappagallo, a un elefante, a un idiota; Cavalcate; Il tarlo; Pasqua di resurrezione; 3 preludi e una fuga; Epitaffio; Prélude à une fugue imaginaire; I minuetti di Ca'Tiepolo; Preludio, ritmi e canti gregoriani; Preludio e fuga; Hortus conclusus; Stradivario für 2 Klaviere; Dialogo no.2 für 2 Klaviere; 5 studi per domani; Variazione sulla pantomima dell'"Amor brujo" di Manuel de Falla; Bianchi e neri.
Ildebrando Pizzetti (Parma, 1880 – Roma, 1968)
Musicista, musicologo e critico musicale. Composizioni per pianoforte: Sogno; Poemetto romantico; Da un autunno già lontano; I bimbi dormono; Sonata 1942; Canti di ricordanza, su un tema del "Fra Gherardo".
Alfredo Casella (Torino, 1883 – Roma, 1947)
Compositore e pianista. Nel 1923 con Gabriele D'Annunzio e Gian Francesco Malipiero, la "Corporazione delle nuove musiche".
Casella ha curato la revisione critica di numerose opere per pianoforte: le 32 sonate di Beethoven, Il Clavicembalo Ben Temperato; le Suites Francesi, le Suites Inglesi e il Concerto Italiano di J.S. Bach; Studi, Preludi, Ballate, Notturni e Valzer di F. Chopin ecc...
Ha scritto "Il pianoforte", un libro che spiega la tecnica, la storia, il repertorio... del pianoforte.
Composizioni per pianoforte: Pavana op.1; Variazioni su una ciaccona op.3; Toccata op.6; Sarabanda op.10; Berceuse triste, op.14; Barcarola; Nove pezzi, op.24; Pagine di guerra, 4 film musicali per pianoforte a quattro mani; Pupazzetti, 5 pezzi facili per pianoforte a quattro mani; Sonatina in tre tempi, op.28; A notte alta, op.30; Deux contrastes, op.31; Cocktail's dance; Inezie, op.32; 11 Pezzi infantili, op.35; Due ricercari sul nome B-A-C-H, op.52; Sinfonia, arioso e toccata op.59; 6 studi op.70; Trois Pieces pour Pianola; Fox-trot, per pianoforte a 4 mani.
Casella ha curato la revisione critica di numerose opere per pianoforte: le 32 sonate di Beethoven, Il Clavicembalo Ben Temperato; le Suites Francesi, le Suites Inglesi e il Concerto Italiano di J.S. Bach; Studi, Preludi, Ballate, Notturni e Valzer di F. Chopin ecc...
Ha scritto "Il pianoforte", un libro che spiega la tecnica, la storia, il repertorio... del pianoforte.
Composizioni per pianoforte: Pavana op.1; Variazioni su una ciaccona op.3; Toccata op.6; Sarabanda op.10; Berceuse triste, op.14; Barcarola; Nove pezzi, op.24; Pagine di guerra, 4 film musicali per pianoforte a quattro mani; Pupazzetti, 5 pezzi facili per pianoforte a quattro mani; Sonatina in tre tempi, op.28; A notte alta, op.30; Deux contrastes, op.31; Cocktail's dance; Inezie, op.32; 11 Pezzi infantili, op.35; Due ricercari sul nome B-A-C-H, op.52; Sinfonia, arioso e toccata op.59; 6 studi op.70; Trois Pieces pour Pianola; Fox-trot, per pianoforte a 4 mani.
Luigi Dallapiccola (Pisino, Istria, 1904 - Firenze 1975)
Concertista di pianoforte, scrittore e didatta. La sua fama è legata all'attività di compositore, nella quale subì da principio gli influssi delle forme preclassiche per approdare alla dodecafonia. Ricordiamo: Piccolo concerto per Muriel Couvreux per pianoforte e orchestra da camera.
Riccardo Nielsen (Bologna, 1908 – Ferrara, 1982)
Riccardo Nielsen (Bologna, 1908 – Ferrara, 1982)
Musicologo e compositore italiano.
Le prime opere sono ispirate al neoclassicismo di Igor Stravinskij, successivamente fu contagiato dalla musica seriale di Arnold Schönberg. Ricordiamo: Sinfonia concertante per pianoforte e orchestra; 99º Salmo per coro e quattro pianoforti.
Le prime opere sono ispirate al neoclassicismo di Igor Stravinskij, successivamente fu contagiato dalla musica seriale di Arnold Schönberg. Ricordiamo: Sinfonia concertante per pianoforte e orchestra; 99º Salmo per coro e quattro pianoforti.
Goffredo Petrassi (Zagarolo, 1904 – Roma, 2003)
Musicista e didatta italiano. Fu membro onorario delle maggiori istituzioni musicali del mondo e nel 1978 gli fu assegnato il premio internazionale Feltrinelli dall'Accademia nazionale dei Lincei. Le sue composizioni sono originali e ricchi di espressività. Ricordiamo le composizioni per Pianoforte: Partita; Ecloga; Toccata; Piccola invenzione; Divertimento scarlattiano; Invenzioni; Petite pièce.
Tra gli alunni di composizione di Petrassi, oltre a Boris Porena, ricordiamo Ennio Morricone.
Ligeti ⟨lì-⟩, Giörgy. (Dicsöszentmárton, Transilvania, od. Târnaveni in Romania,1923 – Vienna 2006)
Compositore ungherese.
Come scrive l'enciclopedia Treccani online: Considerato fra le personalità più originali della Nuova Musica, L. è tuttavia estraneo al razionalismo e al serialismo di gran parte dei suoi coetanei. La sua poetica è caratterizzata da un linguaggio che, partendo da ricerche sul timbro e con la tendenza a impressionistiche ipnosi, si muove per fasce sonore, rielaborando, nei suoi studi sulle densità sonore degli strumenti tradizionali, le esperienze della musica elettronica, ma con finalità espressive che puntano all'emozione di una materia musicale reinventata e carica di misteri (Apparitions, 1958-59; Atmospheres, 1961).
Ricordiamo le composizioni per pianoforte: Musica ricercata (tra le prime composizioni, anni cinquanta); Tre pezzi per due pianoforti (1970); Studi per pianoforte in 3 volumi (1985- 2001); Concerto per pianoforte (1985-1988).
Kurtag ‹kù-›, György (Lugoj 1926)
Compositore ungherese di origine romena.
Allievo a Budapest di S. Veress, F. Farkas e P. Kadosa e a Parigi di D. Milhaud e O. Messiaen. Le sue prime composizioni sono state influenzate dallo stile bartokiano per poi approdare ad un suo "ego" musicale. Nel 1993 ha ricevuto il premio internazionale Feltrinelli per la musica.
Ha ideato un vero e proprio metodo di pianoforte innovativo: "Giochi" in 7 volumi.
Ha ideato un vero e proprio metodo di pianoforte innovativo: "Giochi" in 7 volumi.
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Ogni musicista matura un suo stile e quando il genio supera l'arte allora si riconosce il talento. Alcuni possono piacere meno di altri ma comunque dobbiamo essere riconoscenti a questi artisti di aver dedicato la vita all'arte e insegnato i segreti dell'arte pianistica.
Martha Angerich (Buenos Aires, 29 febbraio 1941)
Pianista di origine argentina. Iniziò gli studi con la madre e successivamente li proseguì con Vincenzo Scaramuzza, un pianista italiano naturalizzato argentino. dal 1955 studiò in Svizzera con il grande Friedrich Gulda.
A soli 16 anni vinse due concorsi importantissimi: il Busoni e quello di Ginevra. Iniziò la sua carriera concertistica ma il consolidamento della carriera avvenne nel 1965, conquistando il primo premio al concorso "Chopin" di Varsavia. Da allora ha lavorato con i più grandi direttori d'orchestra e artisti internazionali per la musica da camera, ha inciso per varie case discografiche.
"Il Progetto Martha Angerich" tende è nato con l'intento di promuovere giovani talenti: ogni anno si tiene a Lugano e dura una settimana.
Il suo modo di suonare è molto particolare: ricco di sorprese.
Vladimir Ashkenazy (Gorki 1937)
Pianista ucraino. Ha iniziato a studiare pianoforte all'età di 6 anni e ha terminato gli studi al Conservatorio di Mosca con Lev Oborin. Il suo repertorio è vastissimo: da Bach a prokof'ev.
Nel 1955 partecipò al prestigioso Concorso pianistico internazionale Frédéric Chopin di Varsavia e arrivò secondo. Arturo Benedetti Michelangeli, giurato del concorso, abbandonò la manifestazione perchè non concrode con la decisione della giuria. Nel 1962 condivise con John Ogdon il primo posto al Concorso pianistico internazionale Ciajkovskij.
Interprete dall'impeccabile tecnica virtuosistica. Vladimir continua a incidere ed esibirsi a livello internazionale. Da un pò di anni ha iniziato a dirigere orchestre egregiamente. Predilige il repertorio russo.
Claudio Arrau (Chillian, 6 febbraio 1903- Mürzzuschlag, 9 giugno 1991)
Pianista cileno. esordì in pubblico all'età di 5 anni e il governo cileno gli assegnò una borsa di studio che gli permise di studiare con M. Krause (allievo di F. Listz) al Conservatorio di Berlino dal 1911 al 1921. Nel 1927 vinse il concorso di Ginevra e iniziò la sua carriera concertistica. Il suo repertorio spazia da Bach a Stravinsky. Abilità tecnica straordinaria e nitidezza di suono. Meticoloso e analitico studioso della partitura, profondo rispetto di tutto quello che era stato scritto dal compositore. Le sue esecuzioni rispecchiano il suo modo di essere.
Renata Borgatti (Bologna, 2 marzo 1894 – Roma, 10 marzo 1964)
Figlia del tenore Giuseppe Borgatti. Si specializzò soprattutto ad eseguire la musica di Claude Debussy.
Alfred Brendel (Wiesenberg, od. Loućná nad Desnou, Cecoslovacchia, 1931 - Londra il 17 giugno 2025)
Musicista austriaco, studiò pianoforte a Zagabria e Graz. Interprete eccezionale di Beethoven, Schubert e Liszt. Attualmente vive a Londra e ha concluso la sua attività concertistica nel 2008. Si dedica a revisioni critiche e scrittura di saggi, articoli e poesie.
Ferruccio Busoni (Empoli 1866- Berlino 1924)
Avviato agli studi dai genitori, entrambi musicisti, intraprese giovanissimo la carriera concertistica. Oltre al pianoforte sudiò composizione. L'inizio della sua carriera non fu semplicissima. Non riuscì ad affermarsi come compositore in Italia e la sua carriera concertistica faticò ad arrivare. Insegnò pianoforte ad Helsinki e dopo aver vinto il concorso di composizione "Rubistain" nel 1890 insegnò a Mosca. Nel 1894 lasciò l'insegnamento e si stabilì a Berlino: la sua carriera da concertista era affermata. dal 1913 al 1915 diresse il liceo musicale di Bologna e successivamente si stabilì a zurigo fino al 1920.
E' stato un grande interprete di Bach, Beethoven e Listz. In questi anni di fermo didattico si dedicò alla composizione, oltre che al concertismo. ricordiamo il concerto op.39, il Notturno sinfonico op.43, le opere Alecchino e Turandot. Rimase incompleto Doktor Faust, del quale aveva scritto alcune bozze, completato dopo la sua morte dall'allievo PH. Jarnach e rappresentato nel 1925; opere sinfoniche e le famose trascrizioni di Bach, come la ciaccona.
L'arte pianistica e compositiva di questo grande musicista trova le origini nei classici, in particolare in Bach.
Ferruccio Busoni (Empoli 1866- Berlino 1924)
Avviato agli studi dai genitori, entrambi musicisti, intraprese giovanissimo la carriera concertistica. Oltre al pianoforte sudiò composizione. L'inizio della sua carriera non fu semplicissima. Non riuscì ad affermarsi come compositore in Italia e la sua carriera concertistica faticò ad arrivare. Insegnò pianoforte ad Helsinki e dopo aver vinto il concorso di composizione "Rubistain" nel 1890 insegnò a Mosca. Nel 1894 lasciò l'insegnamento e si stabilì a Berlino: la sua carriera da concertista era affermata. dal 1913 al 1915 diresse il liceo musicale di Bologna e successivamente si stabilì a zurigo fino al 1920.
E' stato un grande interprete di Bach, Beethoven e Listz. In questi anni di fermo didattico si dedicò alla composizione, oltre che al concertismo. ricordiamo il concerto op.39, il Notturno sinfonico op.43, le opere Alecchino e Turandot. Rimase incompleto Doktor Faust, del quale aveva scritto alcune bozze, completato dopo la sua morte dall'allievo PH. Jarnach e rappresentato nel 1925; opere sinfoniche e le famose trascrizioni di Bach, come la ciaccona.
L'arte pianistica e compositiva di questo grande musicista trova le origini nei classici, in particolare in Bach.
Roberto Cappello (Campi Salentina (LE), 2 maggio 1951)
E' considerato uno dei maggiori esponenti del pianismo mondiale. Ha iniziato gli studi con il padre e esordisce all'età di 6 anni al Konzerthaus di Vienna ed in altre città europee, consensi favorevoli. Si diploma a Roma al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1974 sotto la guida del Maestro Rodolfo Caporali (allievo di Alfonso Rendano). Ha vinto numerosi Concorsi Internazionali, ricordiamo il Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano nel 1976, che da 25 anni non veniva assegnato ad un pianista italiano. Attualmente è docente di Pianoforte Principale al Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma.
E' considerato uno dei maggiori esponenti del pianismo mondiale. Ha iniziato gli studi con il padre e esordisce all'età di 6 anni al Konzerthaus di Vienna ed in altre città europee, consensi favorevoli. Si diploma a Roma al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1974 sotto la guida del Maestro Rodolfo Caporali (allievo di Alfonso Rendano). Ha vinto numerosi Concorsi Internazionali, ricordiamo il Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano nel 1976, che da 25 anni non veniva assegnato ad un pianista italiano. Attualmente è docente di Pianoforte Principale al Conservatorio di Musica Arrigo Boito di Parma.
Alfredo Casella (Torino 1883- Roma 1947)
Iniziò gli studi musicali con la madre e trasferitosi a Parigi, all'età di 13 anni entrò in Conservatorio e studiò pianoforte con Diémer e composizione con Fauré. Quest'ultimo influenzò molto le sue opere, come pure Ravel, Debussy (che stimava profondamente), Mahler e Strauss. Durante la prima guerra mondiale si trasferì in Italia e insegnò alla Santa Ceclia di Roma. Continuò la carriera concertistica e didattica.
Casella ha curato la revisione critica di numerose opere per pianoforte di importanti autori: Le 32 sonate di Beethoven, Il Clavicembalo ben temperato di Bach, Opere di Chopin...
Aldo Ciccolini (Napoli 1925- Parigi 2015)
Grandissimo pianista italiano. Ha studiato con A. Denza al Conservatorio di Napoli. Nel 1949 ha vinto il Gran prix international M. Long-J. Thibaud di Parigi, affermandosi come concertista in tutto il mondo.
Ciccolini ha promosso soprattutto la conoscenza della musica per pianoforte francese: Maurice Ravel, Claude Debussy, Erik Satie, Déodat de Séverac, Jules Massenet, Charles Henri Valentin Alkan e Alexis de Castillon. È anche conosciuto per le sue interpretazioni della musica di Franz Liszt e delle composizioni pianistiche di Mario Castelnuovo-Tedesco.
Alfred Cortot (Nyon 1877- Losanna 1962)
A Parigi studiò con Diémer e cominciò a suonare in vari concerti. si affermò come concertista nel 1918 e fu considerato il maggior interprete delle opere di Chopin.
Oltre alle interpretazioni di Frédéric Chopin, fu grande interprete di Robert Schumann e Franz Liszt.
Curava molto l'espressività e la qualità del suono, qualità tipiche della scuola di Chopin.
Georges Cziffra (Budapest, 5 novembre 1921 – Longpont-sur-Orge, 17 gennaio 1994)
Pianista di origine ungherese dimostrò sin dalla tenera età di essere un virtuoso. Insieme a Horowitz dominò il virtuosismo pianistico dell'epoca. Tecnica superba e grande interprete delle opere di Listz.
Heinrich Neuhaus (Kiev 1888 - Mosca 1964)
Pianista e insegnante russo di grande talento. Figlio di musicisti. A 16 anni esordisce come pianista in Germania e inizi a studiare con Godowsky. Nel 1915 termina gli studi a Pietrogrado e iniziò gli studi al Conservatorio di Mosca, di cui fu direttore dal 1935 al 1937 e dove insegnò fino alla fine della sua vita. Tra i suoi allievi ricordiamo: Gilels, Richter e Radu Lupu.
La sua didattica fu innovativa, non basata sul meccanicismo ma sul ragionamento. Egli affermava che il pianista deve essere un virtuoso perchè la tecnica è insita all'arte: il fine giustifica i mezzi.
Uomo di grande cultura e grande personalità.
Lang Lang (Shenyang, 1982)
Lang Lang (Shenyang, 1982)
Pianista cinese. Poichè il suo curriculum è immenso e non vorrei omettere niente, vi rimando al suo sito, dove potrete trovare tutte le informazioni. Ricercate sue notizie.
Alicia de Larrocha (Barcellona, 23 maggio 1923 – Barcellona, 25 settembre 2009)
Pianista raffinata ed eccezionale. Iniziò lo studio a tre anni e si affermò come concertista nel 1954, tenedo una tourneè negli Stati Uniti.
la sua fama è legata all'interpretazione degli autori spagnoli, suoi conterranei: Granados, Albéniz, De Falla, Turina e Soler (di quest'ultimo nel 1967 ha eseguito l'integrale delle sonate).
Emil Gilels (Odessa, 19 ottobre 1916 – Mosca, 14 ottobre 1985)
Pianista ucraino, figlio di musicisti. Virtuoso e pianista straordinario. sin dall'età di tredici anni si fece notare come uno dei maggiori pianisti sovietici della sua generazione, al punto di meritarsi la dedica della Sonata per pianoforte n. 8 di Prokofiev, che eseguì in prima assoluta il 30 dicembre 1944 nella sala grande del conservatorio di Mosca. Fu uno dei pochi pianisti sovietici a cui fu permesso di effettuare tourneè all'estero. Dal 1952 insegnò pianoforte al Conservatorio di Mosca e i suoi viaggi all'estero si fecero sempre più rari.
Magistrale padronanza tecnica e analisi capillare delle sue esecuzioni. Le interpretazioni dei classici austriaci e tedeschi sono state il fulcro del suo repertorio, in particolare quelle di Beethoven, Brahms e Schumann, anche se è stato apprezzato anche per le esecuzioni di opere di Scarlatti, Bach, Debussy, Bartók e Prokofiev.
Alicia de Larrocha (Barcellona, 23 maggio 1923 – Barcellona, 25 settembre 2009)
Pianista raffinata ed eccezionale. Iniziò lo studio a tre anni e si affermò come concertista nel 1954, tenedo una tourneè negli Stati Uniti.
la sua fama è legata all'interpretazione degli autori spagnoli, suoi conterranei: Granados, Albéniz, De Falla, Turina e Soler (di quest'ultimo nel 1967 ha eseguito l'integrale delle sonate).
Emil Gilels (Odessa, 19 ottobre 1916 – Mosca, 14 ottobre 1985)
Pianista ucraino, figlio di musicisti. Virtuoso e pianista straordinario. sin dall'età di tredici anni si fece notare come uno dei maggiori pianisti sovietici della sua generazione, al punto di meritarsi la dedica della Sonata per pianoforte n. 8 di Prokofiev, che eseguì in prima assoluta il 30 dicembre 1944 nella sala grande del conservatorio di Mosca. Fu uno dei pochi pianisti sovietici a cui fu permesso di effettuare tourneè all'estero. Dal 1952 insegnò pianoforte al Conservatorio di Mosca e i suoi viaggi all'estero si fecero sempre più rari.
Magistrale padronanza tecnica e analisi capillare delle sue esecuzioni. Le interpretazioni dei classici austriaci e tedeschi sono state il fulcro del suo repertorio, in particolare quelle di Beethoven, Brahms e Schumann, anche se è stato apprezzato anche per le esecuzioni di opere di Scarlatti, Bach, Debussy, Bartók e Prokofiev.
Freire Nelson (Boa Esperança, 18 ottobre 1944 – Rio de Janeiro, 1º novembre 2021)
Pianista brasiliano, definito il "gigante timido" del Pianoforte (Avvenire, articolo dell'1 novembre 2021 che annunciava la sua morte).
Iniziò molto presto a suonare il pianoforte, pare che a tre anni suonasse ad orecchio i brani degli autori della sua terra e successivamente fu avviato allo studio del pianoforte. Nel 1957 si trasferì a Vienna, grazie ad una borsa di studio, e studiò con F. Gulda, conoscendo e instaurando una bella amicizia con Marta Argerich.
L'articolo dell'Avvenire del 1 novembre 2021 riporta quanto segue: Quando a 23 anni debuttò a Londra, "The Times" lo definì "il giovane leone della tastiera"; a 24 anni, dopo la sua esibizione con la New York Philharmonic per il suo debutto a New York, "Time Magazine" definì "uno dei pianisti più eccitanti di questa o di qualunque epoca". Il carattere delle sue interpretazioni contrastavano in un certo senso con quello della sua personalità, contrassegnata da una grande dolcezza e una sorta di timidezza.
Glenn Gould (Toronto, 25 settembre 1932 – Toronto, 4 ottobre 1982)
Iniziò gli studi musicali con la madre e proseguì gli studi presso il Conservatorio di Toronto.
Interprete geniale e eccentrico. Sedeva al pianoforte in modo molto singolare e molto basso rispetto alla tastiera. La sua tecnica era formidabile e gli permetteva di suonare brani velocissimi con precisione timbrica e di fraseggio.
Smise di esibirsi in pubblico dal 1964, dedicandosi completamente alle registrazioni in studio per il resto della sua carriera.
Tutte le sue incisioni sono caratterizzate: chiarezza del fraseggio, chiarezza delle voci nel contrappunto ed espressività. Durante le esecuzioni canticchiava, prediligendo le voci nascoste (quelle centrali). Molto meticoloso nelle scelte di stile, tanto da indurre gli accordatori e i tecnici di fiducia ad intervenire sulla meccanica dei pianoforti in modo tale da esaltarne all'estremo la rapidità di risposta e la varietà timbrica, a costo di sacrificare la potenza e la gamma dinamica.
Fiedrich Gulda (Vienna, 16 maggio 1930 – Weissenbach, 27 gennaio 2000)
Pianista ribelle e poco ortodosso che lo hanno reso unico e indimenticabile. Celebri sono le registrazioni delle sonate di Beethoven ma non da meno furono quelle di Bach e altri autori. Amava il jazz che durante i suoi concerti univa alla musica classica. Anche le composizioni mescolano il classico con lo stile jazz.
Stile brillante e una tecnica vivace.
Myra Hess (Londra, 25 febbraio 1890 – Londra, 25 novembre 1965)
Pianista inglese, allieva di Tobias Matthas, regina incontrastata della seconda guerra mondiale. La Hess è celebre per le sue interpretazioni delle opere di Mozart, Beethoven e Schumann, ma ha avuto un ampio repertorio che va da Domenico Scarlatti fino ad opere contemporanee.
Vladimir Horowitz (Kiev 1º ottobre 1903 – New York, 5 novembre 1989)
Pianista ucraino. Iniziò gli studi pianistici con la madre e successivamente li proseguì al conservatorio di Mosca.
Le sue incisioni di Chopin, Liszt, Rachmaninov, Scriabin, Prokofiev hanno fatto storia. Stile e tecnica pianistica inimitabili come inventiva e interpretazioni.
Ha lavorato con i migliori direttori d'orchestra e tra tutti Toscanini, del quale sposò la figlia.
Amava suonare in pubblico e aveva una grande presenza scenica.
Maria Judina pianista russa controversa e poco considerata. Per capire meglio questa straordinaria artista, cliccate qui.
Alexander Lonquich
Nato a Trier nel 1960, in Germania. Attualmente uno dei concertisti più in vista. Ricercate notizie online.
Moura Lympany (18 Agosto 1916 – 28 Marzo 2005)
Pianista inglese di grande talento. Apprese gli insegnamenti di Mathilde Verne (allieva di Clara Schumann). Grande interprete delle opere di Schumann.
Radu Lupu (Galati, 30 novembre 1945 - Losanna, 17 aprile 2022)
Nato in Romania nel 1945, ha iniziato lo studio del pianoforte a sei anni con Lia Busuioceanu, Florica Muzicescu (maestra di Dinu Lipatti) e Cella Delavranca.
A dodici anni ha debuttato con un programma di sue composizioni. Nel 1961 è entrato con una borsa di studio al Conservatorio di Mosca, dove ha studiato fino al 1969 con Galina Eghyazarova, Heinrich Neuhaus e, in seguito, con Stanislav Neuhaus. Vincitore di tre importanti concorsi (Van Cliburn 1966, Enescu e concorso di Leeds 1969), nel 1989 ha ricevuto il prestigioso premio “Abbiati” dell’Associazione dei Critici Italiani.
Grande interprete di Schubert, Schumann e Mozart. Lavora con le migliori orchestre mondiali.
Arturo Benedetti Michelangeli (Brescia, 5 gennaio 1920 – Lugano, 12 giugno 1995).
Interprete raffinato: ricerca del suono agli estremi. Le sue registrazioni sono memorabili e punto di riferimento per gli studiosi. Oltre che pianista fu un appassionato di etnomusicologia e dei canti alpini in particolare, tant'è vero che armonizzò alcuni canti per il famoso coro S.A.T.
Le sue scelte esecutive miravano ad approfondire la partitura, rispettandone gli elementi strutturali in modo scrupoloso, e trovardo un equilibrio espressivo unitario. Magistrali sono le sue registrazioni di Debussy, Scarlatti, Beethoven, Schumann, Grieg...
Nel 1940 gli venne conferita una cattedra per "chiara fama" presso il Liceo Musicale di Bologna. In seguito insegnò anche ai conservatori di Venezia e Bolzano. Celebri furono i suoi corsi di perfezionamento pianistico.
A lui si deve anche la riscoperta di alcune opere del compositore catalano Federico Mompou.
Ha inciso dischi con le migliori orchestre sinfoniche europee e mondiali.
Maurizio Pollini (Milano, 5 gennaio 1942 - Milano, 23 marzo 2024)
Il grande Rubinstein, dopo aver sentito suonare Pollini disse: " Questo giovane suona meglio di tutti noi".
A dodici anni ha debuttato con un programma di sue composizioni. Nel 1961 è entrato con una borsa di studio al Conservatorio di Mosca, dove ha studiato fino al 1969 con Galina Eghyazarova, Heinrich Neuhaus e, in seguito, con Stanislav Neuhaus. Vincitore di tre importanti concorsi (Van Cliburn 1966, Enescu e concorso di Leeds 1969), nel 1989 ha ricevuto il prestigioso premio “Abbiati” dell’Associazione dei Critici Italiani.
Grande interprete di Schubert, Schumann e Mozart. Lavora con le migliori orchestre mondiali.
Arturo Benedetti Michelangeli (Brescia, 5 gennaio 1920 – Lugano, 12 giugno 1995).
Interprete raffinato: ricerca del suono agli estremi. Le sue registrazioni sono memorabili e punto di riferimento per gli studiosi. Oltre che pianista fu un appassionato di etnomusicologia e dei canti alpini in particolare, tant'è vero che armonizzò alcuni canti per il famoso coro S.A.T.
Le sue scelte esecutive miravano ad approfondire la partitura, rispettandone gli elementi strutturali in modo scrupoloso, e trovardo un equilibrio espressivo unitario. Magistrali sono le sue registrazioni di Debussy, Scarlatti, Beethoven, Schumann, Grieg...
Nel 1940 gli venne conferita una cattedra per "chiara fama" presso il Liceo Musicale di Bologna. In seguito insegnò anche ai conservatori di Venezia e Bolzano. Celebri furono i suoi corsi di perfezionamento pianistico.
A lui si deve anche la riscoperta di alcune opere del compositore catalano Federico Mompou.
Ha inciso dischi con le migliori orchestre sinfoniche europee e mondiali.
Maurizio Pollini (Milano, 5 gennaio 1942 - Milano, 23 marzo 2024)
Il grande Rubinstein, dopo aver sentito suonare Pollini disse: " Questo giovane suona meglio di tutti noi".
Pianista apprezzato in tutto il mondo. Ha compiuto gli studi tra i 13 e i 18 anni presso il Conservatorio di Milano con Carlo Vidusso. Nel 1960 ha vinto il famoso concorso "Chopin" a Varsavia e da allora si è affermato come interprete dell'arte chopiniana. La sua mamma era una musicista affermata e il suo papà un architetto, la vita agiata gli ha permesso di potersi dedicare allo studio del pianoforte e perfezionarsi con Arturo Benedetti Michelangeli.
La sua discografia è perloppiù incentrata sulle opere di Chopin, del quale è considerato uno dei migliori interpreti.
Alfonso Rendano ( Carolei (Cosernza) 5 aaprile 1853- Roma 10 settembre 1931)
Questo grande artista è stato uno dei pianisti-compositori più importanti dell'ottocento italiano. Purtroppo non esistono registrazioni che documentino il suo talento, ma chi è riuscito ad ascoltarlo e i giornali dell'epoca, lo descrivono come eccezionale.
Ottenne una borsa di studio dal ministro Broglio che gli permise di perfezionarsi all'estero con Mathias (allievo di Chopin) a Parigi, con Reinecke e Richter a Lipsia.
Dal 1867 al 1880 si dedicò al concertismo e fu molto apprezzato in tutto il mondo.
Era molto esile e composto e non amava muoversi tanto durante le esecuzioni. Rigore nello stile, cantabilità ed espressione nel tocco. Interprete fedele ma ogni sua esibizione era personale, unica.
Era molto attento al pedale, tanto da sviluppare "il pedale indipendente". Tale pedale, del tutto indipendente dal pedale di destra (che libera tutte le corde), serviva per sostenere gli accordi lunghi mentre si usava il pedale di destra. Praticamente ha ideato la tecnica del pedale tonale, poco usato dagli interpreti (anche oggi).
Le doti da interprete furono date con le grandi audizioni pubbliche che egli definiva "letture" (riprese 5 anni prima di morire, a Roma): eseguì tutto il Clavicembalo Ben Temperato di Bach, tutte le Sonate di Beethoven, quasi tutte le opere Chopin e le opere più significative dei classici e dei romantici.
Le sue composizioni furono considerate poco, sia in vita che dopo la morte. La sua opera lirica, "Consuelo", fu apprezzata all'estero, in Italia purtroppo non ottenne consensi. Fu anche un grande didatta, incompreso e poco considerato.
A tutti i pianisti consiglio di studiare le sue composizioni per pianoforte, edite dalla Curci in due volumi. Ascoltate "valzer triste" .
Say Fazil
Alfonso Rendano ( Carolei (Cosernza) 5 aaprile 1853- Roma 10 settembre 1931)
Questo grande artista è stato uno dei pianisti-compositori più importanti dell'ottocento italiano. Purtroppo non esistono registrazioni che documentino il suo talento, ma chi è riuscito ad ascoltarlo e i giornali dell'epoca, lo descrivono come eccezionale.
Ottenne una borsa di studio dal ministro Broglio che gli permise di perfezionarsi all'estero con Mathias (allievo di Chopin) a Parigi, con Reinecke e Richter a Lipsia.
Dal 1867 al 1880 si dedicò al concertismo e fu molto apprezzato in tutto il mondo.
Era molto esile e composto e non amava muoversi tanto durante le esecuzioni. Rigore nello stile, cantabilità ed espressione nel tocco. Interprete fedele ma ogni sua esibizione era personale, unica.
Era molto attento al pedale, tanto da sviluppare "il pedale indipendente". Tale pedale, del tutto indipendente dal pedale di destra (che libera tutte le corde), serviva per sostenere gli accordi lunghi mentre si usava il pedale di destra. Praticamente ha ideato la tecnica del pedale tonale, poco usato dagli interpreti (anche oggi).
Le doti da interprete furono date con le grandi audizioni pubbliche che egli definiva "letture" (riprese 5 anni prima di morire, a Roma): eseguì tutto il Clavicembalo Ben Temperato di Bach, tutte le Sonate di Beethoven, quasi tutte le opere Chopin e le opere più significative dei classici e dei romantici.
Le sue composizioni furono considerate poco, sia in vita che dopo la morte. La sua opera lirica, "Consuelo", fu apprezzata all'estero, in Italia purtroppo non ottenne consensi. Fu anche un grande didatta, incompreso e poco considerato.
A tutti i pianisti consiglio di studiare le sue composizioni per pianoforte, edite dalla Curci in due volumi. Ascoltate "valzer triste" .
Say Fazil
IL MIO PIANISTA, VIVENTE, PREFERITO. Grande tecnica e sensibilità musicale. Cercate il suo nome online e troverete tante notizie.
Svjatoslav Richter (Žytomyr, 20 marzo 1915 – Mosca, 1º agosto 1997)
Pianista geniale. Il suo repertorio spaziava dal periodo barocco alla musica contemporanea. Tra le incisioni più famose, ci restano le sue registrazioni delle opere di Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Frederic Chopin, Schumann, Franz Liszt, Sergej Prokof'ev, Sergej Rachmaninov e tanti altri. Amante della musica da camera, suonò con: David Oistrakh, Benjamin Britten, Pierre Fournier e Mstislav Rostropovic.
Arthur Rubinstein (Lódz', 28 gennaio 1887 – Ginevra, 20 dicembre 1982)
Grande pianista di origine ebrea e che durante la le persecuzioni naziste si trasferì in America con tutta la famiglia. Ebbe una sfavillante carriera sin dall'età di tre anni. Famoso in tutto il mondo, affermatosi come grande interprete delle opere di Chopin.
Tra i suoi maestri ci sono: Barth e Ignacy Paderewski.
Il suo modo di suonare non era calmo e controllato, tipico del musicista classico tradizionale, ma sfrenato, libero e selvaggio. Fu carismatico ed appassionato, oltre che il suo virtuoso.
E' conosciuto come solista ma ha suonato anche musica da camera con Szeryng, Heifetz, Piatigorsky e al Guarneri Quartet. Oltre a Chopin, ha inciso brani di Beethoven, Brahms, Schubert, Schumann, Dvorák, Albéniz, Bach, Debussy, De Falla, Fauré, Mendelssohn, Franck, Granados, Grieg, Ravel ed altri.
Maria Tipo (Napoli, 23 dicembre 1931 - Firenze, 10 febbraio 2025)
Ha iniziato gli studi pianistici con la madre, allieva di Ferruccio Busoni. Successivamente si è perfezionata con A. Casella e G. Agosti; nel 1948 vinse il concorso di Ginevra, e come era successo ad Arrau, iniziò la carriera concertistica. Grande interprete delle opere di Bach e si è impegnata a diffondere le sonate di Clementi. Ha insegnato al Conservatorio di Bolzano e Firenze. Per dieci anni è stata titolare dei “Cours de perfectionnement et virtuosité” a Ginevra. Attualmente tiene Corsi di Perfezionamento presso la Scuola di Musica di Fiesole.
Grande didatta, oltre che concertista.
Vincenzo Vitale (Napoli 1908- Napoli 1984)
Studiò al conservatorio di Napoli e successivamente a Parigi con A. Cortot. Fu concertista accreditato ma soprattutto è ricordato come didatta. Tra i suoi allievi ricordiamo: B. Canino, M. Campanella, C. Bruno e L. De Fusco. Insegnò in vari conservatori italiani e terminò la sua carriera come titolare della cattedra dei corsi di perfezionamento all'Accademia della Santa Cecilia di Roma.
Yuja Wang (Pechino, 1987)
Grande, grande tecnica sopraffina. Non conosco molto di lei ma basta sentirla suonare per capire che è una virtuosa: ha una facilità di movimento e una leggerezza che la porta ai piani alti del pianismo. Cercate notizie online.
Pianista geniale. Il suo repertorio spaziava dal periodo barocco alla musica contemporanea. Tra le incisioni più famose, ci restano le sue registrazioni delle opere di Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Frederic Chopin, Schumann, Franz Liszt, Sergej Prokof'ev, Sergej Rachmaninov e tanti altri. Amante della musica da camera, suonò con: David Oistrakh, Benjamin Britten, Pierre Fournier e Mstislav Rostropovic.
Arthur Rubinstein (Lódz', 28 gennaio 1887 – Ginevra, 20 dicembre 1982)
Grande pianista di origine ebrea e che durante la le persecuzioni naziste si trasferì in America con tutta la famiglia. Ebbe una sfavillante carriera sin dall'età di tre anni. Famoso in tutto il mondo, affermatosi come grande interprete delle opere di Chopin.
Tra i suoi maestri ci sono: Barth e Ignacy Paderewski.
Il suo modo di suonare non era calmo e controllato, tipico del musicista classico tradizionale, ma sfrenato, libero e selvaggio. Fu carismatico ed appassionato, oltre che il suo virtuoso.
E' conosciuto come solista ma ha suonato anche musica da camera con Szeryng, Heifetz, Piatigorsky e al Guarneri Quartet. Oltre a Chopin, ha inciso brani di Beethoven, Brahms, Schubert, Schumann, Dvorák, Albéniz, Bach, Debussy, De Falla, Fauré, Mendelssohn, Franck, Granados, Grieg, Ravel ed altri.
Maria Tipo (Napoli, 23 dicembre 1931 - Firenze, 10 febbraio 2025)
Ha iniziato gli studi pianistici con la madre, allieva di Ferruccio Busoni. Successivamente si è perfezionata con A. Casella e G. Agosti; nel 1948 vinse il concorso di Ginevra, e come era successo ad Arrau, iniziò la carriera concertistica. Grande interprete delle opere di Bach e si è impegnata a diffondere le sonate di Clementi. Ha insegnato al Conservatorio di Bolzano e Firenze. Per dieci anni è stata titolare dei “Cours de perfectionnement et virtuosité” a Ginevra. Attualmente tiene Corsi di Perfezionamento presso la Scuola di Musica di Fiesole.
Grande didatta, oltre che concertista.
Vincenzo Vitale (Napoli 1908- Napoli 1984)
Studiò al conservatorio di Napoli e successivamente a Parigi con A. Cortot. Fu concertista accreditato ma soprattutto è ricordato come didatta. Tra i suoi allievi ricordiamo: B. Canino, M. Campanella, C. Bruno e L. De Fusco. Insegnò in vari conservatori italiani e terminò la sua carriera come titolare della cattedra dei corsi di perfezionamento all'Accademia della Santa Cecilia di Roma.
Yuja Wang (Pechino, 1987)
Grande, grande tecnica sopraffina. Non conosco molto di lei ma basta sentirla suonare per capire che è una virtuosa: ha una facilità di movimento e una leggerezza che la porta ai piani alti del pianismo. Cercate notizie online.
Khatia Buniatishvili (Batumi, 21 giugno 1987) è una pianista georgiana con cittadinanza francese. Cercate notizie online.
Tutti i nomi riportati hanno contribuito allo sviluppo della tecnica pianistica e hanno formato generazioni di professionisti. Assieme ai grandi maestri, si aggiungono tutti gli eredi delle "scuole". I rinomati concorsi internazionali, per esempio lo Chopin di Varsavia e il Busoni di Bolzano, ci offrono una miriade di talenti emergenti, frutto di studi e perfezionamento della tecnica del pianoforte. Tra i pianisti che attualmente seguo (ma ce ne sono veramente tanti altri bravissimi) cito: Beatrice Rana, Leonora Armellini, Eva Gevorgyan (nata nel 2024), Kyohei Sorita (nel 2023 classificato secondo al concorso Chopin di Varsavia), Martin Garcia Garcia e tanti altri. La globalizzazione apre gli orizzonti, internet ci mette in contatto con mondi lontani in un click. Rispetto al passato è tutto più facile e a portata di mano.