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Origini ed evoluzione - Il Pianoforte e la Didattica

Antonietta Cappelli
DIDATTICA PIANISTICA e MUSICALE
Didattica Pianistica e Musicale
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Origini ed evoluzione

Il Pianoforte e la sua storia

LE ORIGINI

Se andiamo indietro nel tempo, possiamo affermare che il nostro strumento derivi dal monocordo di Pitagora, ideato per studiare le leggi dei corpi vibranti. Al monocordo (cioè una corda), si aggiunsero altre corde, determinando la nascita di molti strumenti, tra i quali la sambyke, un tipo di arpa greca, arrivato successivamente in Italia e che prese il nome di salterio.
Il salterio visse fino al II° sec. d.C., si suonava con il dito oppure con l'ausilio del plettro e comprendeva 35 corde.
Una immagine storica è quella del "trionfo della morte" dell'Orcagna a Pisa: il salterio è raffigurato con corde a gruppi di tre (come avviene nei nostri pianoforti).
Quando agli strumenti sia stata applicata la tastiera non è noto. Sicuramente la prima tastiera fu applicata all'organo (esistono testimonianze risalenti al 50 a. C.).
Le prime tastiere avevano i tasti molto larghi e lunghi: non si usavano le dita ma i pugni.
Come afferma Casella nel suo libro "Il Pianoforte: "l'organo di Winchester, nel 951 e quello della cattedrale di Magdeburgo nell'XI sec, avevano i tasti lunghi m. 1,78 e larghi dai 14 ai 16 cm".
L'applicazione della tastiera al salterio, avvenne intorno al 1300. Dapprima i tasti azionavano dei plettri (che si muovevano dal basso verso l'alto) e successivamente, per migliorarne il suono, dei "becchi" formati da penne di corvo.
Dal salterio derivarono molti strumenti a corde e a tastiera, tra i quali: la spinetta, il virginale, il timpanon, il clavicordo e il clavicembalo.
La spinetta aveva varie forme: quadrata, pentagonale, triangolare... La sua forma permetteva di ottenere la lunghezza diversa delle corde. Il funzionamento era a "becco di penna".  Lo stesso strumento in Inghilterra era chiamato virginale.  
Il Tympanon è uno strumento che funzionava come uno xilofono, vale a dire che le corde erano colpite con delle bacchette di legno bilanciate. Per avere un'idea, cliccate qui.
Il clavicordo, sicuramente è l'antenato del nostro pianoforte.  
Alcuni confondono il clavicordo con il clavicembalo: nel clavicordo le corde sono percosse, nel clavicembalo pizzicate. Il suono prodotto è differente.




Il pianoforte fu ideato dal cembalaro padovano Bartolomeo Cristofori per ordine del Principe Ferdinando de' Medici. Il primo esemplare è conservato presso la Michigan University ad Ann Arbor e porta la data del 1702.
Nel 1711 fu minuziosamente descritto da Scipione Maffei nel "Giornale dei letterati" e successivamente nel 1719 nelle sue "Rime e Prose".
Questa pubblicazione fece conoscere anche alle altre nazioni l'invenzione del Cristofori, suggerendo ai tedeschi (che hanno cercato di accollarsi la fama di primi fabbricatori di pianoforte) Schroter e Silbermann di fabbricare strumenti simili.
Silbermann, nel 1726, iniziò la costruzione di pianoforti che presentò a J. S. Bach, poco entusiasta della debolezza dei suoni acuti e della pesantezza della tastiera.
Il giudizio severo di Bach indusse il Silbermann a non fabbricare più pianoforti per anni, ma comunque di fabbricarne in segreto per perfezionare la meccanica e rimetterli in commercio vent'anni dopo.
Il 7 maggio 1747 nel castello di Federico il Grande a Potsdam, J.S. Bach suonò uno strumento del Silbermann e ne rimase soddisfatto dei miglioramenti apportati (anche se in vita sua rimase fedele al clavicembalo e non ne comprò mai uno, al contrario di suo figlio C. Emmanuel che ne possedeva un bellissimo esemplare).

I primi pianoforti erano "gracili": l'intelaiatura era di legno, le corde sottili e poco robuste e la meccanica interna altrettanto. Per questo motivo agli inizi lo strumento non venne accettato. Il clavicembalo era uno strumento consolidato e duro a morire:  rimase indisturbato fino alla fine del 1700.
Haydn, Mozart  e Beethoven dedicarono varie composizioni al nuovo strumento. In particolare, Beethoven contribuì allo sviluppo del "fortepiano" dando consigli utili ai costruttori relativi alla robustezza del telaio e alle meccanica.

Erard contribuì col brevetto del doppio scappamento, successivamente si inserirono due pedali e l'estensione passò da 5 a sei ottave.

Nella seconda metà del secolo XIX°, per la prima volta fu costruito il pianoforte a coda da concerto ad opera della ditta Steinway & Sons di New York, le cui caratteristiche furono: telaio metallico fuso in un unico blocco e sovrapposizione delle corde (detta sovracordatura).
Nel 1870 l’estensione fu portata a sette ottave e mezzo e non ci fu nessun altro cambiamento.

Il Romanticismo fece dello strumento il suo prediletto: Chopin e Listz aiutano il pianoforte a crescere e a toccare le vette più alte. Dopo il Romanticismo il pianoforte (rinforzato nel telaio e meccanica) trova altri grandi musicisti che lo allevano e lo portano a compiere imprese eccezionali: Debussy e Ravel, Scriabin e Rachmaninov, Busoni e Godowsky...
Ancora oggi, il pianoforte è lo strumento principe e nonostante la nascita del pianoforti elettrici, troneggia indisturbato.


IL PIANOFORTE VERTICALE (O A MURO)
Nel 1739 fu ideato e costruito il primo pianoforte verticale da Domenico Del Mela, un sacerdote fiorentino.
Nel 1800 l'inglese Isaac Hawkins voLle "rubare" l'invenzione di Del Mela, depositando il brevetto del "portable gran pianoforte", tentativo smascherato da Cesare Ponsicchi che per caso scoprì, a Galliano (frazione di Barberino di Mugello in prov. di Firenze), lo strumento costruito dal sacerdote.

E' dunque italiana l'invenzione del Pianoforte, a tutto tondo.

Le grandi Marche italiane esistenti attualmente sono: Fazioli, Borgato, Clement, Schulze Pollmann e Steinbach, non hanno nulla da invidiare alle altre case costruttrici straniere, soprattutto a quelle tedesche che per tanti anni hanno detenuto il primato. I materiali utilizzati sono ottimi e la lavorazione altrettanto.





Con la nascita del pianoforte, si è evoluta anche la letteratura pianistica e poiché la fortuna dello strumento è stata quella di aver incantato bravissimi compositori e interpreti, cercherò di fare un breve excursus.

"Quando è avvenuto il passaggio dall'arte clavicembalistica a quella pianistica?"


Sicuramente non possiamo fissare una data certa ma possiamo affermare che per tutto il 1700 il passaggio è stato graduale ( se pur sofferto) e che la letteratura pianistica ha seguito la storia dello strumento.

Il Clavicembalo ha dominato incontrastato fino alla fine del 1700 ma, le nuove esigenze, legate al bel canto e all'arte violinistica che era indiscussa a quel tempo, lasciano libero sfogo allo strumento emergente. Il passaggio tra i due strumenti vede protagonisti due grandi : Haydn (1732-1809) e Mozart (1756-1791), ancora legati allo stile clavicembalistico.

La vera letteratura pianistica si apre con Muzio Clementi (1752-1832). Mentre lo stile di Mozart per molti tratti clavicembalistico, in Clementi si avvertono caratteristiche pianistiche: un suono più pieno, un frequente uso del legato e staccato, poche ornamentazioni, uso del pedale e tanti coloriti dinamici.
Alla scuola di Clementi succedettero tanti altri pianisti che resero sempre più ricche la tecnica e la letteratura.
Con Beethoven l'arte orchestrale si riporta al pianoforte. Con Schumann e Chopin, il pianoforte assume una sua personalità e Listz rende il pianoforte una macchina da guerra, imponendo lo strumento sull'orchestra come successivamente con Wagner, Debussy, Ravel e Stravinsky.
Nel corso del 1900 si avvicendano avanguardie (allontanano la sonorità pura e melodica del pianoforte per ricercare nuove sonorità. Pensiamo a John Cage e la sua scuola) e tendenze neoclassiche, queste ultime tentano di ridare al pianoforte le qualità di potenza e briosità, espressività polifonica e ritmica.

Nelle Americhe, la tecnica jazzistica ha avuto un'enorme influenza sul pianismo e in tal occasione ricordiamo: George Gershwin (1898-1937), Aaron Copland, Roy Harris e Roger Session.

Se confrontiamo la letteratura pianistica con quella degli altri strumenti ci accorgiamo che è molto ampia. Ricordiamoci che il Pianoforte è uno strumento ancora in evoluzione e l'unico che da quando è nato è sempre perfezionato dai costruttori.



Pianoforte acustico oppure elettronico?
Ovviamente, seppur i pianoforti digitali siano migliorati tantissimo, io opto sempre per quelli acustici.
Oggigiorno, molte famiglie abitano in condominio e sicuramente il pianoforte digitale offre dei vantaggi: si sposta facilmente, si può regolare il volume e non è ingombrante.
Se però pensiamo al tocco, seppur le tastiere elettroniche odierne sono molto sensibili, a mio avviso non danno la stessa sensibilità di tocco che può dare il pianoforte acustico.
Per quanto concerne i pianoforti digitali, vi sono diverse case costruttrici che li riproducono. A cosa bisogna prestare attenzione:
1. la tastiera deve essere pesata e avere 88 tasti;
2. quanti suoni riesce a suonare contemporaneamente? (pensiamo se si dovrà suonare a 4 oppure 6 mani...)
3. il grado di sensibilità al tatto;
4. che abbia almeno il pedale di destra, anche se è utile averli tutti e tre.


L'acquisto di un pianoforte acustico è sempre un "impegno". La prima domanda è: "Nuovo o usato?"

1. Non guardate l'estetica del mobile ma la meccanica interna e il suono. Non sempre i mobili più belli danno garanzia sulla qualità dello strumento, anzi! i produttori più disonesti puntano proprio su questo aspetto.

2. Quando si acquista un pianoforte usato, sarebbe meglio chiedere un parere ad un esperto.

Parametri essenziali da annotare e confrontare:
Marca,
Numero di matricola,
Stato delle corde e per i pf a muro (o verticali) la forma del telaio (corde parallele o incrociate),
Condizioni del mobile,
Accordatura,
Dimensioni,
Garanzia e prezzo.


  • Troppa ruggine sulla cordiera ci dice che il pianoforte è vecchio. Se la ruggine è tanta, le corde perdono la regolare elasticità.
  • L'accordatura indica le condizioni delle caviglie e quanta cura ne ha avuto il proprietario.
  • La forma del telaio ci dà informazioni sul periodo storico a cui appartiene il pianoforte: quelli a corde parallele sono molto vecchi, quelli a corde incrociate sono più recenti.
  • La meccanica non dev'essere sporca, i martelletti devono essere regolari, i feltri e gli smorzatori devono essere perfetti.
  • Il telaio non deve avere crepe e la tavola armonica fessure.
  • I pianoforti più vecchi hanno la tastiera ingiallita perché i tasti erano in avorio, oggi si usa un materiale più economico che si chiama avorite .
  • I tasti devono essere perfettamente allineati.

Suonate tutti i tasti. Si sentono vibrazioni o rumori? qualche tasto rimane giù?
Suonate una scala cromatica che vada dalla nota più bassa a quella più acuta. Suonate un brano lento, sentirete meglio i difetti.
Suonate i ribattuti, le note si sentono tutte?

Le domande poste sopra possono risolversi in semplici interventi e pochi soldi oppure possono nascondere difetti gravi.

Una volta acquistato il pianoforte bisogna far attenzione a dove posizionarlo. Tenere bene a mente le variazioni di temperatura e umidità: posizionate il pianoforte nel luogo in cui ci passereste delle ore senza avvertire fastidi.
Si deve evitare di posizionare lo strumento vicino a fonti di calore o vicino a finestre.

Tenere conto dell'acustica: un pianoforte a muro deve essere posizionato a circa 30 cm di distanza da una parete (meglio interna); quello a coda deve essere posizionato im modo tale che il coperchio aperto non sia rivolto verso un muro! c'è chi addiruttura è riuscito a posizionare un pianoforte sul palcoscenico rivolto verso l'interno: il pianista dà le spalle al pubblico e il suono si dirige in senso opposto...


Quando il pianoforte è stato posizionato, si procede all'accordatura e all'intonazione dei martelli (non prima). Non ve ne dimenticate!


MANUTENZIONE ORDINARIA

Gli interventi di manutenzione sono tre: accordatura, regolazione della meccanica e intonazione.

ACCORDATURA
Una volta l'anno è il minimo che si raccomanda. Se il pianoforte è usato tanto, si arriva ad accordarlo due o tre volte l'anno.

REGOLAZIONE DELLA MECCANICA (Movimento dei cavalletti, allineamento dei tasti, scorrevolezza dei perni, ritorno degli smorzatori,rumori ingiustificati...)

Dev'essere fatta ogni due o tre anni: le parti in movimento si usurano, le parti in feltro si deformano, i perni possono allentarsi... tutti fattori che rendono la vita del pianista difficile.

INTONAZIONE DEI MARTELLI
Deve essere eseguita ogni due o tre anni.
Qui sotto è raffigurato l'intonatore. Con gli aghi, punge i martelli modificandone il suono a piacere del pianista.



"I suoni ci circondano e noi siamo essenza sonora"
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