Esempio di produzione scritta interdisciplinare
Didattica
Compito proposto ai ragazzi della classe terza della scuola Secondaria di primo grado. Riporto un esempio.
Immagina di viaggiare nello spazio. Su quale pianeta vorresti atterrare? Pensa a tutto il percorso di musica fatto insieme e, citando quello che hai appreso sulla natura del suono, costruisci un itinerario come meglio ti aggrada. Usa più informazioni che puoi, intreccia le varie discipline scolastiche e… vai!
Il nostro viaggio comincia dal planetario “Shilin” di Taiwan.
La meta sarà Venere, uno dei più affascinanti pianeti del Sistema Solare.
Eccoci nel Planetario Shilin, dove ci aspetta Armando, la guida che ci accompagnerà alla scoperta di Venere. Si sentono, soavi e leggere, le magiche note della nostra professoressa di Musica, quelle che ci suona nei momenti di riposo. Ci incamminiamo, con passo lento, Armando ci invita ad alzare gli occhi al soffitto: Wow! Vediamo l’intero Sistema Solare!!!!!
Inizia il tour spaziale… Scegliamo di salpare su Venere.
Siamo immersi nella realtà virtuale, tutto è così vero! Odori, colori, suoni… La superficie è di un bell’arancione spento. Armando ci indica di andare più avanti e ci ritroviamo su montagne irte e scoscese. Da lontano vediamo Graziano raggiungerci saltellante. Ci guardiamo increduli: su Venere si può saltare, è assolutamente fantastico!

A ritmo di danza, con Graziano che batte il tempo, ci muoviamo di qua e di là e scopriamo che Venere ha 17 crateri ognuno dei quali porta un nome di donna!
Graziano ci presenta un cratere per volta ma, si sofferma a parlarci di quello che porta il nome di Jane Austen, la nota letterata inglese del periodo neoclassico, coeva e ammiratrice di Beethoven. Finito il giro dei crateri, salutiamo Graziano e proseguiamo il tour con Armando che ci accompagna verso un Venix (il corrispettivo di Taxi su Venere!).
Su Venere fa molto caldo, non ci sono satelliti. A causa delle tempeste solari frequenti: Venere è molto vicino al Sole e la temperatura è intorno ai 464°. Noi siamo coperti bene, anche se le nostre giubbe trapelano un po’ di caldo.
Ci dirigiamo verso una cittadina chiamata NewVen: molti abitanti strani che suonano le note della quinta Sinfonia di Beethoven. Suoni insoliti e primordiali, quasi un vecchio vinile graffiato..
Ma, aspettate! Mi viene in mente l’articolo letto in classe dalla professoressa di Musica: le onde gemelle Voyager lanciate nello spazio nel 1977, non erano approdate su Mercurio? E poi… come facciamo a udire queste melodie se su Venere non c’è aria?
Il suono dal punto di vista fisico è vibrazione d’aria. Il silenzio, invece, lo si avrebbe se tutte le particelle cessassero di muoversi, fatto impossibile dal momento che tutto è in continuo movimento: l’universo è in continua espansione.
L’involucro che ci avvolge la testa contiene un piccolo chip che emette suoni… è la volta del quartetto per archi op. 130 di Beethoven. Che poesia! Che bellezza!
Lo spazio è pieno di particelle cariche elettricamente che a contatto con gas fluttuanti e con il plasma emettono onde che incontrano i campi magnetici ed elettrici. Le particelle elettromagnetiche possono essere convertite in suoni.
Benedetta NASA che ci è riuscita! Noi siamo qui ad ascoltare il concerto veneriano misto alle melodie beethoveniane.
Quante stranezze! Ma allora, chiudo gli occhi e poiché non capisco più se siamo sulla terra oppure nello spazio, mi godo questo momento ad occhi chiusi.