Il pensiero musicale
Biografia
Partiamo da questo articolo di giornale pubblicato il 19 giugno 2018, sul Mattino di Padova (clicca sulla figura per leggere online)
Agata è una bambina di 10 anni, molto brava a scuola e con un gran talento musicale. L'ho conosciuta quando frequentava la scuola dell'infanzia (dove ha frequentato il mio corso di propedeutica musicale e di avviamento al pianoforte). E' una bambina sensibile e dotata musicalmente e come tutti i 'bravi', non si sente molto capace.
Sicuramente la sua è predisposizione alle materie scientifiche ma lo studio dell musica e del pianoforte hanno favorito le facoltà matematiche.
Suonare uno strumento musicale fa bene a qualsiasi età
Le mani non sanno ‘pensare’ ma la nostra testa, si.
Alla base del suonare uno strumento musicale, correttamente, c’è una testa pensante.
Tutto parte dal sistema nervoso:
1. Trasmissione degli impulsi elettrici
2. Ricezione e rielaborazione degli stimoli che provengono sia dall'esterno che dall'interno dell'organismo
3. Programmazione ed esecuzione delle risposte
Il cervello di un neonato è molto plastico: assorbe tutto quello che arriva tramite i sensi. I primi tre anni di vita sono i più importanti per lo sviluppo delle attitudini, in particolare per assorbire il linguaggio musicale. Un adulto assorbirà il linguaggio più lentamente ma sicuramente può impararlo.
Imparare suonare uno strumento musicale, stimola notevolmente il cervello perché mette in atto la motricità fine, vale a dire quelle abilità che richiedono coordinazione oculo-manuale. Comprende le azioni che richiedono forza, coordinamento e movimento preciso dei muscoli della mano.
Immaginiamo gli impulsi trasmessi al cervello e il lavoro che quest’ultimo deve svolgere per arrivare alla risposta finale: guarda lo spartito, decodifica la scrittura musicale, coordina il tutto con il movimento delle dita, del polso, del braccio, della spalla… e dei piedi. Un lavoro abnorme che fa lavorare il cervello a 360°.
E’ noto che studi medici hanno assodato che per la cura di alcune patologie, come l’Alzheimer, l’ascolto di musiche di Mozart e Vivaldi e lo studio del pianoforte, rallentano l’avanzare del deficit. Come afferma il Dott. Montinaro “La musica, il suono, il corpo e l’odore rappresentano strumenti di comunicazione estremamente efficaci ed arcaici. Attraverso essi è possibile entrare in contatto con l’altro in maniera più istintuale, perché non è necessaria un’elaborazione dei contenuti a livello corticale”.